lunedì 19 giugno 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 36: JOHNNY WINTER (Second Winter)

JOHNNY WINTER  Second Winter (1969)







"Non avevamo abbastanza musica per riempire quattro facciate, ma ne avevamo troppa per solo due. Decidemmo di farne tre. Non so perché la CBS ci disse di farlo. Ma lo fecero”. Così Johnny Winter, il più nero dei texani bianchi, racconta una delle particolarità più significative di questo doppio disco con un lato completamente vuoto, uscito a soli pochi mesi dal debutto. Un tentativo di ripeterne immediatamente lo straordinario successo, anche se SECOND WINTER spingeva maggiormente sul lato rock, rafforzando la band, fino ad allora un power trio, con l’entrata in formazione del fratello Edgar alle tastiere e sax. Un innesto importante. Ne esce un disco incendiario e in continuo movimento ben rappresentato dallo scatto fotografico di Richard Avedon in copertina. Un approccio live che si ripercuote anche in studio di registrazione: “ Se non si riusciva a registrare una canzone in uno o due take si passava alla successiva” dirà il fratello Edgar. Registrato a Nashville con Tommy Shannon al basso e Uncle John Turner alla batteria, se le prime due facciate sono un omaggio alla storia della musica con personali riletture di Percy Mayfield, con ‘Johnny B. Goode’ (Chuck Berry) e una ‘Highway 61 Revisited’ di Bob Dylan che poteva rivaleggiare in contemporanea con la ‘All Along The Watchtower’ di Hendrix, (“Bob Dylan è sempre stato uno dei miei favoriti. Non puoi avere la mia età senza amare Dylan” dirà in seguito) nel terzo lato la slide di Winter compie voli pindarici giocando di contrasto: ‘I Love Everybody’ è tanto acida quanto ‘I Hate Everybody’ è jazzy. Il finale con ‘Fast Life Rider’ è un fuoco d’artificio che fatica a stemperarsi. Tanto che ci vuole un’intera facciata di silenzio per riprendersi. Ecco a cosa serve un lato vuoto. Essenziale. Qualcuno (chi? Scaruffi!) arrivò a definire patetici e noiosi i suoi primi tre dischi, le ristampe più recenti riempirono il lato vuoto con inediti e live. Il resto è storia. “Suonavamo il blues con la forza e l’energia del rock’n’roll. Le stesse cose che feci più tardi con Stevie Ray Vaughan” Tommy Shannon.
Amen.



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