sabato 17 maggio 2025

RECENSIONE: COUNTING CROWS (Butter Miracle, The Complete Sweets!)

 

COUNTING CROWS  Butter Miracle, The Complete Sweets! (BMG, 2025)





il più classico dei ritorni


L' abitudine, la moda, la necessità di far uscire Ep di pochi pezzi con me non ha mai attecchito troppo. Mi sono perso tante uscite di tanti artisti costruite in questo modo. Così anche per i Counting Crows che quattro anni fa fecero uscire quattro nuove canzoni a distanza di sette anni dall'ultima uscita discografica, mi persi quelle canzoni. Come se non fossero mai veramente uscite. Sì ok, se non compro il supporto fisico, difficilmente ci torno su una seconda volta. Fortunatamente oggi è uscito Butter Miracle The Complete Sweets! che riprende quei quattro brani, a cui ne aggiungono cinque nuovi facendolo diventare a tutti gli effetti il vero successore del precedente Somewhere Under Wonderland.

 Un ritorno all'urgenza espressiva, ben in evidenza fin dall'apertura 'With Love, From A-Z', rock blues su cui Adam Duritz scolpisce l'autobiografico testo che i chitarristi  David Bryson, Dan Vickrey e David A. Immergluck rendono teso e vibrante il giusto.

"È strutturata come una canzone folk. Ma non volevo che fosse una canzone con la chitarra acustica" ha raccontato Duritz.

Momenti rock come 'Spaceman In Tulsa', la quintessenza del loro suono che pare uscire dai novanta ("parla di gente traumatizzata che trova un posto nel mondo grazie al rock o a qualche altra forma d’arte. In un certo senso è una celebrazione, dice che puoi sopravvivere e stare bene anche se vieni da un brutto posto"), anche più energici del solito come succede in 'Boxcars' con il suo riff dal piglio  hard glam che si alternano a ballate come 'Virginia Through The Rain'  con il pianoforte di Charles Gillingham a prendersi la scena e condurre il gioco. Nell'ariosa 'Under The Aurora' compare una sezione d'archi di memeroia beatlesiana mentre Duritz ci invita ad osservare il mondo da un'angolazione diversa: in fondo molte i queste nove canzoni sono nate durante la pandemia.

La seconda parte del disco, quella già conosciuta (ma riveduta e corretta), è a tutti gli effetti una lunga suite di quasi venti minuti che porta alla finale 'Bobby And The Rat-Kings' dove Duritz gioca a fare lo Springsteen, e la band lo asseconda dividendosi tra la E Street Band periodo The Wild The Innocent And The E Street Shuffle e gli Who di Next's Who, riferimenti palesi e dichiarati. Tra omaggio e continuità con un modo di intendere il rock che sa ancora di antica classicità nel suono compatto della band e nei testi narrativi di Duritz.

Pur nato in due periodi diversi e distanti anni tra loro, è un disco che viaggia bene, dai toni caldi e avvolgenti, buona scusa per caricare ancora una volta  valige e strumenti e ripartire in tour, dove non deludono mai.





martedì 13 maggio 2025

RECENSIONE: CRISTIANO GODANO (Stammi Accanto)

CRISTIANO GODANO  Stammi Accanto (Al-kemi Records, 2025)




dentro le ferite

Mi Ero Perso Il Cuore, il precedente disco solista di Cristiano Godano, il primo, uscito nel 2020 è stato per me una delle più belle sorprese di questi ultimi anni. Un disco di ballate molto intime, poetiche, rarefatte, dall'anima folk, acustiche con l'America di Neil Young e Bob Dylan  come faro guida e lontanissime da quanto proposto dalla sua band madre. 

 A cinque anni di distanza ecco il seguito che percorre le stesse strade. Non più una sorpresa ma una conferma. Otto canzoni scritte durante la pandemia, accantonate, messe a riposo, lasciate a decantare per qualche anno e ora riportate in superficie, nella penombra di questi tempi duri e difficili. Il periodo che stiamo vivendo non è così diverso da quella assurda parentesi che ci ha coinvolti tutti, e queste canzoni figlie di quelle incertezze non hanno perso la loro attualità. Canzoni dalla profondità abissale ma dai tratti gentili, tanto quanto cariche di speranza ("eppure so che devo continuare a cercare poesia e bellezza per noi" canta in 'Eppure So'), guidate ora da un organo, da un pianoforte ('Stammi Accanto'), dalla chitarra acustica, dagli archi (una 'Eppure So' che sembra richiamare Eugenio Finardi). Tra citazioni (Battiato in 'Cerco Il Nulla'), intricate incursioni nei rapporti ('Ti Parlerò), i lenti passi di valzer country di 'Vacuità', si sente ancora tutto l'amore per Neil Young in 'Nel Respiro Dell'Aria' (quel banjo), nel frattempo portato in scena nei bellissimi e intimi concerti (Journey Through The Past) eseguiti in compagnia di Alessandro "Asso" Stefana negli ultimi anni. E proprio Stefana che con i suoi Guano Padano hanno accompagnato Godano nei primi concerti di presentazione di questo nuovo disco dove invece hanno suonato Vittorio Cosma e gli Ustmamò, Luca Rossi (anche co-produttore), Ezio Bonicelli e Simone Filippi. Ah dimenticavo: 'Dentro La Ferita', altra canzone che pare uscire da Harvest, ospita Samuele Bersani. Fragile, intimo e a suo modo potente e penetrante.





venerdì 2 maggio 2025

MICHAEL SCHENKER live@Alcatraz, Milano, 1 Maggio 2025

Foto: Enzo Curelli


Primo Maggio 1974, uscì Phenomenon, il primo disco della nuova era della band inglese guidata da Phil Mogg e Pete Way, dopo due dischi orientati verso la psichedelia dell'epoca. La svolta musicale si orienta verso l'hard rock e il talentuoso e non ancora maggiorenne Michael Schenker, prodigio della chitarra pescato dai tedeschi Scorpions fu la via verso il successo degli anni settanta segnato da dischi come Force It, No Heavy Petting, Lights Out, Obsession e il live Strangers In The Night, uscito nel 1979 quando il biondo chitarrista, artisticamente geniale quanto sregolato nella vita, aveva già salutato tutti per intraprendere la carriera solista, lasciando però la sua firma fatta di riff e assoli nei solchi di quel doppio album live che diventò a suo modo epocale.

Primo Maggio 2025, Michael Schenker, fresco settantenne, in un Alcatraz pieno ma non troppo ma nella sua versione dimezzata  (sarà la data con ponte annesso la causa?), presenta proprio quei suoi anni settanta con gli UFO ricalcando la scaletta del tour del 1978 che diventò poi Strangers In The Night (manca solo Out In The Street ma ci sono: Hot 'N' Ready, Reasons e un medley con Lipstick Traces e Between The Walls).

 L'anticipo è stato l'ancora fresco album in studio con ospiti che già dalla copertina riprende quella originale elaborata da Hipgnosis.


Ad accompagnarlo Bodo Schopf alla batteria, Barend Courbois al basso e Steve Mann a tastiere e seconda chitarra.

Alla voce pesca il jolly: lo svedese Erik Grönwall, 37 anni, già con Heat e Skid Row, uno dei migliori talenti vocali di questi ultimi anni, fresco vincitore della sua battaglia contro la leucemia. Il ragazzo fortunatamente è tornato in forma e difficilmente sta fermo, impugna l'acustica quando necessario e si catapulta tra le transenne, rubando selfie e cori.

La freschezza e l'entusiasmo di Grönwall non possono che fare ulteriore bene a canzoni con cinquant'anni sul groppone anche se i riff leggendari di Doctor Doctor, Rock Bottom e Shoot Shoot hanno tutte le caratteristiche per resistere in eterno e la voce, la classe, di Phil Mogg sono difficilmente sostituibili.

 Michael Schenker di suo si prende la meritata scena ma senza mai mettere in ombra il lavoro di squadra: quando lo fa, tipo durante la lunga coda di Rock Bottom si capisce perché il suo stile pur mai lodato come si deve (lo stesso discorso si potrebbe fare con gli UFO, anche se recentemente è stato proprio Phil Mogg a dichiarare "Vorrei ci ricordassero come una piccola band davvero brava. Niente di troppo glorioso")  è stato fonte di ispirazione per tanti giovani chitarristi in erba che segneranno gli anni ottanta. Con gli UFO al palo, questo tour rimane un'occasione rara per sentire dal vivo un pezzo importante dell'hard rock dei settanta,  forse proprio il meno celebrato e ricordato ma non per questo meno influente,  anzi. Serata piacevole di rock'n'roll in una giornata, il primo maggio, dove la parola "concertone" è troppo spesso abusata e non corrisponde con i fatti e non rappresenta il prodotto.

Ad aprire il concerto gli svizzeri Gut's, devoti all'hard blues degli AC/DC e con un chitarrista che se non fosse per l'altezza potrebbe fare da cosplayer ad Angus Young e i tedeschi Human Zoo, hard rock melodico ma massiccio, con l'originale presenza di un sax a distinguerli.