DARIO SN The Easy Way (Go Country!
, 2019)
Avevo conosciuto Dario Snidaro ai tempi dei Rusted Pearls & The Fancy Free e del loro Ep d'esordio Roadsigns del 2012, un gruppo friulano che batteva le strade di un southern hard rock genuino e viscerale, fatto di polvere, chitarre e puntate nel soul blues. Dario era il cantante e chitarrista. Lo ritrovo oggi dopo sette anni con un disco solista altrettanto genuino ma con il volante sterzante verso altri vicoli musicali, più intimi e cantautorali, dove a prevalere sono le atmosfere acustiche legate all'americana. La prima influenza che salta alla mente è Ryan Adams, certamente uno dei suoi cantautori preferiti. Ciò permette a Dario di stare con un piede nella pura tradizione country ('Ghost Town') e con l'altro nel folk alternativo. Storie raccolte per strada ('Homeless') durante i viaggi e storie più intime e quotidiane, personali ('Song For A Brother').
Riflessivo e intimista, The Easy Way è fatto di dieci piccole grandi canzoni che non hanno bisogno di troppa amplificazione per essere apprezzate e comprese, benché oltre altra band (Davide Zuin alle chitarre, Mirco Tondon al basso e Paul Zewell alla batteria) ci siano tanti altri musicisti a lasciare una loro impronta, facendosi bastare la genuinità e la purezza che sembrano uscire prepotenti senza inganni.
In viaggio con Dario Snidaro
1-I km nel tuo disco. Il viaggio ha influenzato le tue canzoni?
Il viaggio ha influenzato le mie decisioni, da sempre. Tante canzoni sono nate da riflessioni a seguito di decisioni prese viaggiando. 'The Easy Way' è la metafora del viaggio attraverso la strada che già conosciamo, che spesso sulla lunga distanza non ci porta ai risultati migliori.
2-Tour. Aspetti positivi e negativi del viaggiare per concerti in Italia. Dove torni spesso e volentieri?
Viaggiando per concerti in Italia ho sempre incontrato persone positive e situazioni stimolanti, sia come musicista che spettatore. Un posto lo considero come una casa e tornarci mi fa sempre stare bene, è 'La Girada' di Udine. Questo luogo è stato la culla di tanti cantautori della mia zona e suonare uno di fronte all' altro le proprie canzoni come nei vecchi folk club, senza amplificazione, è stato il carburante giusto per tutto ciò che è venuto dopo.
Ho sempre mantenuto una solida base qui nel Nord-Est italiano nonostante abbia sempre cercato di spostarmi per sentirmi parte di qualcosa di più grande, spinto dalla curiosità e dalla voglia di imparare. Macchina, aereo, treno, bus. Vagabondare ha fatto molto bene alla mia mente in certi momenti.
4-Viaggio nel tempo. Passato: per chi o per quale tour avresti voluto aprire come spalla? Futuro: come ti vedi tra vent’anni?
Mi sarebbe piaciuto aprire un concerto di Chris Whitley, anche davanti a venti persone, non sarebbe importato in questo caso il numero di spettatori.
Tra vent'anni mi piace pensare che troverò ancora nello scrivere canzoni il mio modo più intimo e personale di esprimermi.
5-La canzone da viaggio che non manca mai durante i tuoi spostamenti.
Ultimamente sto ascoltando tanti artisti recenti e giovani. Varie delle loro canzoni stanno diventando una costante degli spostamenti in auto nelle ultime settimane. Cito un pezzo che ho nuovamente ascoltato in auto ieri e mi ha nuovamente fatto venire la pelle d'oca come la prima volta. Parlo di 'First Defeat', Noah Gundersen.
It's Just Another Town Along The Road
tappa 4: MATT WALDON
tappa 5: LUCA ROVINI
tappa 6: GUY LITTELL
tappa 7: FRANK GET
tappa 8: THE FIREPLACES
tappa 9: GUINEA PIG