mercoledì 18 luglio 2018

It's Just Another Town Along The Road, tappa 8: THE FIREPLACES (Soulfood)

 THE FIREPLACES   Soulfood (2018)



I veneti FIREPLACES hanno viaggiato in direzione del secondo disco con il vento in poppa e la fame di chi davanti a un piatto buono e prezioso come la musica  non sa dire di no. In qualunque circostanza, posto e situazione. Questo disco ha preso forma a tanti chilometri dall'Italia: è nato durante il loro ultimo viaggio negli States, quindi ha tutte le caratteristiche per rientrare dentro a questa mia piccola rubrica fatta di sole cinque domande secche, gravitanti intorno al tema viaggio. Il titolo dell'album, la copertina e la canzone 'Soulfood (Song To Joy)' in particolare rendono omaggio al locale dove i Fireplaces (Caterino Riccardi, Carlo Marchiori, Marco Quagliato e Oliviero Lucato) usavano nutrirsi (di pancia ma sicuramente anche di esperienze) durante la loro permanenza a Brooklyn. "Soulfood è un album dove il concetto di viaggio sia kilometrico che dentro di se è oltremodo presente" dice Caterino. Da qui si avanza e si arriva al disco finito e servito in tavola.
Un disco che conferma tutto l'amore per i suoni americani più tradizionali, legati al blues, al bluegrass, al gospel, al country, al rock'n'roll. Nove canzoni (tra cui la cover 'Way Back In The Way Back When' dell'amato Glen Hansard) che saltellano tra l'irrefrenabile voglia di divertirsi, l'ukulele suonato da Veronica Sbergia in 'Happy Song' fa il suo dovere fino in fondo e una certa dose di impegno come nella travolgente 'Wreckin' Ball Blues', con la chitarra ospite di Cristian Secco, che omaggia pure alcuni eroi musicali nel testo. Se l'unione fa la forza, i Fireplaces si confermano culturisti con gli attributi.


In viaggio con Caterino "Washboard" Riccardi (The Fireplaces)

1-I km nel tuo disco. Il viaggio ha influenzato le tue canzoni?

KM: Tanti, considerando che sono io quello gira per date, suona con altri, crea e tiene contatti insomma tiene vivo il progetto. Il viaggio come concetto, si, influenza le mie canzoni, ma spesse volte esse nascono seduto in poltrona. (a volte mi son svegliato dalla pennica, col bisogno di registrare col cellulare, perchè un riff mi violenta il cervello) ho chitarre scrause sparse per tutta la casa.

2-Tour. Aspetti positivi e negativi del viaggiare per concerti in Italia. Dove torni spesso e volentieri?

Sento il costante e ardente desiderio di fare un bel periodo on the road, quello è il momento di vita vera per la band, dove idee incrociano altre idee, creando entità nuove. Dove stando spalla a spalla con i tuoi compagni pregi e difetti vengono fuori. Non c'è via d'uscita ne piano B. C'è una sola unica via quella di affrontarsi, conoscersi e accettarsi. Soulfood è un album dove il concetto di viaggio sia kilometrico che dentro di se è oltremodo presente. Il titolo Soulfood è stato fortemente da me voluto per ricordare sempre che anche a 6800 km lontano da casa (Brooklyn) , è una fortuna enorme se qualcuno disposto ad accoglierti e a trattarti come uno dei suoi. E' incredibile perchè a volte il viaggio avviene anche solo incontrando persone diverse (quindi senza necessità di distanza kilometrica) le persone giuste creano impagabili scintille di ispirazione. Il mio posto preferito è il Malcesine Blues festival le strade del paese diventano palcoscenico e il pubblico parte attiva della band. E' una figata senza prezzo, stare in mezzo e dirigere tutti e sentire la magia che si forma e cresce.



3-Radici o vagabondaggio. Cosa ha prevalso nella tua vita?

Io son un cuspide ariete toro, per cui in me convivono sia il costante viaggiare sia il piacere di tornare. Per il 98 % delle volte ho viaggiato da solo. La mia sfrenata passione per la musica live, mi ha portato a girare il mondo occidentale mentre quelli che erano i miei amici avevano come priorita' il metter su famiglia. Ho visto 22 volte i Black Crowes. Ho convinto amici abitudinari a prendere permesso dal lavoro e andare a Montpellier a vedere John Butler Trio, Uno di essi l'ho portato a New York a vedere gli Allman Bros al Beacon. Questa sono le medaglie che più orgogliosamente porto al petto. N.B.: Il nome Fireplaces nasce dalla voglia di sederci attorno ad una tavola e mangiare raccontare cantare.

4-Viaggio nel tempo. Passato: per chi o per quale tour avresti voluto aprire come spalla? Futuro: come ti vedi tra vent’anni?

Per me i Black Crowes sono più che un punto di riferimento, sono un ponte culturale tra l'oggì, qui e un punto geografico/ epoca lontana. per cui senza dubbio mi sarebbe davvero piaciuto aver avuto a che fare con loro (specie con Marc Ford in band). Già il fatto di essere entrato ed aver suonato nella barn di Levon Helm, mi ha fatto andare via di testa Fra vent'anni non lo so... vent'anni fa non mi sarei mai aspettato di poter avere le fortune che ho avuto e che mi hanno permesso di allargare tutte le mie conoscenze... per cui keep rolling the dice !

5-La canzone da viaggio che non manca mai durante i tuoi spostamenti.

Posso dire con una certezza quasi assoluta che 'My Morning Song' sia omnipresente. Ma i fratelli che non mancano mai sono: Black Crowes:Southern Harmony, Amorica, Croweology.
Little Feat: Live at Columbus.
Tom Petty: Wildflowers
Rolling Stones: Sticky Fingers, Exile.
Paul Weller: Stanley Road e Heavy Soul



It's Just Another Town Along The Road
tappa 1: GENERAL STRATOCUSTER AND THE MARSHALS/HERNANDEZ & SAMPEDRO
tappa 2: LUCA MILANI
tappa 3: PAOLO AMBROSIONI & THE BI-FOLKERS
tappa 4: MATT WALDON

tappa 5: LUCA ROVINI
tappa 6: GUY LITTELL

tappa 7: FRANK GET

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