Nel
1988 fu difficile non innamorarsi della semplicità (e sorriso a fossette) di quella decisa ragazza texana
vestita di lunghi stivali e cappello che insieme a suoi New Bohemians rilasciò
un disco (Shooting Rubberbands At The Stars) che ancora oggi suona piacevole, fresco e vitale nel mio giradischi di casa. La Brickell ha continuato la
sua carriera incidendo dischi, ma mantenendo un basso profilo cantautorale più legato al folk e sfiorando il jazz, non riuscendo più a ripetere l'exploit commerciale di quel debutto (forse solo il secondo Ghost Of A Dog si avvicinò) e vivendo all’ombra dell’importante
uomo con il quale da vent'anni divide la vita: un tale di nome Paul Simon. Ci voleva una star acclamata
come Steve Martin per riportarla al centro dell'attenzione delle cronache musicali che le
competono pur con un'esposizione mediatica che difficilmente espatrierà fuori dal settore di nicchia. Steve Martin, brillante e celebrato attore comico della commedia americana all’apice
della fama nei ’70/'80, lanciato dal Saturday Night Live e fresco papà alla veneranda età di 67 anni, ha una passione, in verità mai nascosta, per il banjo e la musica country/bluegrass, partita alla grande fin dal 1977. Passione premiata dalla
vittoria di un secondo Grammy Award nel 2002 (il primo nel 1978) e da una carriera musicale, prima interrotta e poi esplosa definitivamente negli ultimi cinque anni.
Love Has Come For You è
frutto di una collaborazione attiva e non improvvisata, che coniuga
perfettamente le partiture bluegrass melodiche, rootsy e garbate-mai sopra le righe-per banjo scritte da
Martin con le liriche narrative e calate nel presente, la voce e l’interpretazione della Brickell, ancora fascinosamente
uguale a 25 anni fa pur se privata di incisivi graffi che lascino il segno, ma tuttavia si limita a seguire fedelmente il mood melanconico e rilassato delle composizioni che tendono spesso a sfiorare il folk. Completano: la
produzione dell'esperto musicista Peter Hasher (James Taylor, Neil Diamond, Linda Ronstadt), la presenza del veterano lungocrinito Waddy Watchell alla chitarra, della giovane jazzista Esperanza Spalding al basso, degli Steep Canyon Rangers a legare il tutto e numerosissimi altri ospiti. 13 canzoni brevi, piacevoli nella loro uniformità di fondo -che potrebbe trasformarsi nell' unico difetto per chi è poco avvezzo a certi suoni-garbate e carezzevoli come un leggero soffio di vento sugli Appalachi (When You Get To Aheville, Love Has Come For You), con qualche buona e frizzante scossa up tempo come in Get Along Stray Dog, piacevoli sconfinamenti pop trainati da melodie contagiose pur mantenendo la tradizionalità di banjo, violino e banjo in Siamese Cat, oppure incursioni irish/folk come nella ballata Who You Gonna Take?
Un lavoro di squadra, corale, ben riuscito. Una combinazione che farà sicuramente del bene alle carriere dei due musicisti e che potrebbe portare anche ad un seguito.
vedi anche RECENSIONE: KURT VILE- Wakin On A Pretty Daze (2013)
vedi anche RECENSIONE: SEASICK STEVE- Hubcap Music (2013)
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