domenica 25 giugno 2023

RECENSIONE: THERAPY? (Hard Cold Fire)

 

THERAPY?  Hard Cold Fire (Marshall Records, 2023)



gli alternativi all'alternativo

Ricordo ancora la prima volta che ascoltai i Therapy?: Screamager ("il luogo in cui i Metallica incontrano gli Undertones" come la definisce Andy Cairns) usciva fiera e baldanzosa dalle casse,  in filodiffusione al Forum di Assago durante il pre concerto dei Megadeth periodo Youthanasia. "Questi potrebbero piacermi" pensai e subito chiesi a qualche essere umano lì presente di chi fosse quella canzone. Oggi potrebbe bastare un clic con Shazam. Conosciuti di nome, fino a quel momento i Therapy? per me erano degli sconosciuti di fatto anche se prima del grande ed effimero successo commerciale di Troublegum (1994) e del successivo Infernal Love (1995) avevano già all'attivo tre album. Da lì in avanti non li abbandonai più e mi spiace che oggi a trentacinque anni dalla loro nascita ci sia qualcuno che non si ricordi più di loro o peggio ancora pensi non esistano più da tempo.E allora mi spiace ancor di più che non ci sia qualcuno a chiedermi "chi sono questi?" come io feci all'epoca. Ma forse  usano Shazam e non ce n'è bisogno, giustamente. Sono ottimista.

Andy Cairns e soci, il compagno di mille avventure Michael McKeegan (basso) e il batterista Neil Cooper (nella band da ormai vent'anni) sono tra noi, continuano a pubblicare dischi, girano in tour e lottano con la stessa perseveranza e coerenza che hanno messo nei precedenti quindici dischi. 

Hard Cold Fire, prodotto da Chris Sheldon, lo stesso di Troublegum, non fa difetto riproponendo tutto il loro immaginario musicale costruito su noise rock, punk, melodia pop, metal. È sempre stato difficile inquadrarli, catalogarli sotto qualche genere musicale. Alternativi come si usava nei novanta può andare sempre bene? Quando capisci che entrano bene dentro a un genere con una canzone dopo fuggono da un'altra parte. "Non riesco a pensare a niente di peggio che essere bloccato in un'epoca o in un genere" spiega Cairns in una recente intervista.

La melodia di 'Poundland Of Hope And Glory' e della finale 'Days Kollaps', la pesantezza di 'To Disappear', una 'Two Wounded Animals' che mischia bene melodie e riff.

Il carattere ibrido della loro proposta è  stato la loro sfortuna ma anche la loro salvezza. Tanti compagni di viaggio degli anni novanta sono spariti, loro sono ancora qui, credono a quel che fanno e dopo il successo commerciale si sono tuffati a sperimentare qualunque cosa facesse loro piacere. Suicide Pact-You First (1999) e Never Apologise Never Explain (2004) sono dischi complessi e coraggiosi per nulla accomodanti, Shameless (2001) e High Anxiety (2003) erano delle bombe melodiche: tutti insieme sono passati inosservati.

I testi di Cairns cavalcano il presente e si addentrano ancora bene dentro all'animo umano, alle sue paure, alle speranze (il singolo 'Joy' cita l'autore irlandese Samuel Beckett) all'ottimismo di andare avanti, nonostante tutto. In fondo le canzoni hanno preso vita durante il lockdown.

Loro sono pronti, voi seguiteli. Peccato per la copertina che non è il massimo mentre il titolo lo è certamente, preso da una citazione del poeta irlandese Louis MacNeice che descrive la psiche delle persone del nord dell'Irlanda, all'interno si legge: "il fuoco duro e freddo del nordico - congelato nel suo sangue dal fuoco nel suo Basalto - brilla da dietro il Mica degli occhi". Avanti così.




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