lunedì 1 agosto 2011

RECENSIONE: AMERICA (Back Pages)

AMERICA Back Pages ( eOne Music, 2011)


Mi è estremamente difficile fare l'indifferente ad ogni uscita degli America. Confesso però,che sono più le volte che avrei voluto che l'indifferenza avesse avuto la meglio sulla mia curiosità. Quella stessa curiosità che spingeva un bambino con l'età di poco inferiore al numero delle dita delle sue mani, ad impugnare i vinili di Alibi(1980) e America(1971) perchè attratto da quella testa di bambolotto mozzata e dimenticata, chissà da chi e come, in un paesaggio texano e da tre capelloni sorridenti davanti ad una gigantografia con altrettanti indiani che di sorridere avevano pochissima voglia. La curiosità di quando non bastavano più 4 mani per indicare la mia età ed andare a riscoprire, dopo anni di dimenticatoio, gli album degli anni ottanta e novanta rimanendo profondamente deluso per poi tornare ad ascoltare Harbor(1976), Holiday(1974) e Home coming(1972).
In poche parole gli America me li porterò dietro sempre e alla domanda se sia un bene o un male, non so ancora rispondere, ma certamente fanno parte della mia crescita musicale e ciò mi piace e mi appaga. I loro vinili a scadenza regolare finiscono sul giradischi emanando sapori dimenticati ma sempre pronti a riemergere .

Il destino poi, ci ha messo del suo e proprio nei giorni in cui questo disco di cover esce, omaggiando alcuni brani con cui gli America sono cresciuti e che li avevano spinti ad imbracciare le chitarre, arriva anche la triste notizia della scomparsa di Dan Peek (deceduto il 24 Luglio 2011 all'età di 60 anni), il terzo America, fondatore della band ed esule dal 1977, quando lasciò il gruppo per una carriera solista , scoprendo l'attrazione per la musica cristiana.

Dewey Bunnell e Gerry Beckley proseguirono con alterni successi e ora per festeggiare i 40 anni di carriera mettono in fila 12 canzoni registrate a Nashville sotto la produzione di Fred Mollin che partono dagli anni sessanta e arrivano ai giorni nostri , continuando il discorso con le nuove generazioni iniziato con il poco brillante e alterno Here & Now(2008) che li vedeva collaborare con James Iha e Ryan Adams tra i tanti.
Back Pages: rubato il titolo e la canzone a Bob Dylan(carina la loro riproposizione con tanto di fisarmonica), le loro rivisitazioni toccano gli intoccabili come Dylan appunto, i Beach Boys di Caroline No, con un Brian Wilson che li elogia pubblicamente per la bella versione, ma pesca anche tra i non famosi contemporanei per non fossilizzare troppo il disco sul deja vu.
Una scelta di cover varia che riporta gli America a quei suoni anni settanta con le melodie country-pop che li resero famosi a rivestire queste canzoni, in alcuni casi con buoni risultati, in altri foderandole con una patina smaccatamente melodica e zuccherina(da sempre pregio e difetto del gruppo) che ne priva delle caratteristiche iniziali. E' il caso di Woodstock (Joni Mitchell, CSN) che perde tutta la sua urgenza e spessore generazionale per divenire una innocua canzone west coast o On the way home(Neil Young, Buffalo Springfield) che conferma quanto sia difficile coverizzare una canzone di Young.
Non vi è dubbio che gli America siano riusciti ad interpretare le canzoni alla loro maniera imprimendo il loro trademark ed il risultato è migliore e più apprezzabile con il resto delle canzoni: America (Simon & Garfunkel) e Sailing to Philadelphia (Mark Knopfler, ospite anche alla chitarra) con qualche piacevole sorpresa come in Time of season(The Zombies) o con le rivisitazioni di gruppi attuali come la riuscita A road song(Fountains of Wayne) e Someday we'll know(New Radicals).
La loro ricetta è la stessa e rimane invariata , il loro country educato, le voci, le chitarre acustiche ed il pianoforte, le armonie vocali sono sempre quelle che negli anni settanta facevano storcere il naso a chi li etichettava come una copia edulcorata di Crosby, Stills & Nash, fatalmente anche loro, da alcuni mesi, alle prese in sala di registrazione con un disco di cover con il produttore Rick Rubin ma per una volta battuti sul tempo dagli allievi. Se passate in California questa estate , il disco può fare da piacevole compagnia.

6 commenti:

  1. Bella recensione, dettagliata e molto esplicativa che come effetto non può che avere quello di andarmi ad acquistare il relativo cd, saluti claudio carpentieri (www.debaser.it)

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  2. scoperto adesso che qs disco è uscito, bella recensione, ci sono alcune di interpretazioni notevoli, my back pages e america su tutte e anche woodstock no è male

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  3. Grazie Paolo...che onore!!! firmato: un divoratore dei tuoi libri su Dylan!

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  4. Bellissima recensione che mi sono permessa di linkare dal mio BLOG da un POST in cui parlavo del loro prossimo concerto a Lecce. E' sempre un piacere constatare che la mia passione per la musica è condivisa da così tante persone !
    Bello il tuo BLOG!!!

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  6. http://www.pugliaspettacoliedeventi.com/2012/02/22-marzo-2012-gli-america-in-concerto.html
    Ecco il POST in cui ti ho citato. Mi piacerebbe trovare un tuo commento...chiedo troppo?

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