sabato 4 luglio 2020

RECENSIONE: JOHNNY CASH (The Complete Mercury Recordings 1986-1991)





















JOHNNY CASH  The Complete Mercury Recordings 1986-1991 (Mercury, Box 7 CD, 2020)


THE COMPLETE MERCURY RECORDINGS, il periodo Mercury di JOHNNY CASH, dal 1986 al 1991: tutto da riscoprire

Scaricato a metà anni ottanta da una  Columbia delusa dalle scarse vendite di un personaggio che i loro occhi  consideravano ormai perso in un lento declino se non finito del tutto, anche lo stesso Johnny Cash non nascose delusione e stanchezza di fronte all'etichetta che da circa trent'anni pubblicava i suoi dischi, un odio reciproco: "ero stufo di sentirli parlare di statistiche, ricerche di mercato, di nuove evoluzioni del genere country e di tutta una serie di tendenze che remavano contro la mia musica…". Avevano ragione entrambi.
Ma in quegli anni le cose che andavano storte erano maggiori di quelle positive nella vita di Cash: scosso dalla morte del padre Ray a ottantotto anni con il quale dopotutto aveva dei rapporti non troppo idilliaci, Johnny Cash trova un tetto apparentemente sicuro sotto la Mercury Records che inizialmente sembra lasciargli l'illusione della migliore carta bianca su cui scrivere il proprio futuro. Sei dischi incisi, tanto freschi e ispirati quanto ignorati dal grande pubblico e dimenticati troppo in fretta, complice la scarsa promozione dell'etichetta (allora è un vizio!). Se ci mettiamo alcuni problemi di salute tra cui un ricovero per aritmia cardiaca nel 1987 che lo porterà all'inserimento di un bypass due anni dopo (Roy Orbison morì per lo stesso motivo in quei mesi) e anche la morte della madre avvenuta nel 1991, ne esce un quadro generale non troppo esaltante per un personaggio in cerca di riscatto in un mondo musicale che stava viaggiando veloce lontano dalle sue rotte.
Anche questa parentesi verrà archiviata velocemente e lo stesso Cash che nonostante tutto considerava questo periodo "il più felice della mia carriera discografica", sconfortato, dirà: "per un po' mi sentii sollevato ma i vertici della Mercury a New York cambiarono opinione  e scivolai lentamente nel dimenticatoio. I miei dischi non meritavano di essere promossi nel migliore dei modi. Jack (Clement) e io ci impegnammo a fondo in sala di registrazione  e abbiamo prodotto brani di cui sono molto orgoglioso ma era come se avessi cantato in un teatro vuoto. I miei singoli non passavano alla radio e non c'era nessun investimento pubblicitario per promuovere i miei album".
Un disco rotto che gira.
Questo cofanetto corredato da un bel libretto esaustivo ce li ripropone quei dischi (erano da tempo fuori catalogo) unitamente a un altro disco quasi inedito per un totale di sette dischi ad un prezzo abbordabile (almeno in versione CD): l'inedito  CLASSIC CASH: HALL OF FAME EARLY MIXES  include una versione grezza ritrovata recentemente dei brani di CLASSIC CASH: HALL OF FAME SERIES (1988) in cui rileggeva i suoi vecchi cavalli di battaglia con lo spirito e i suoni di quei metà anni ottanta.
C'è certamente voglia di revival: il ritorno ai Sun studio dopo ventisette anni con le registrazioni di CLASS OF '55: MEMPHIS ROCK & ROLL HOMECOMING (1986) un omaggio a Elvis e al primo rock'n'roll in compagnia di "vecchi amici" come Carl Perkins, Jerry Lee Lewis e Roy Orbison con l'inclusione di ' Big Train (From Memphis)' un inedito scritto per l' occasione da John Fogerty è un po' il seguito di Survivors e fratello di Highwayman, dischi di gruppo dove vecchi amici sembravano farsi coraggio l'un l'altro.
Gli anni Mercury includono JOHNNY CASH IS COMING TO TOWN (1987), il primo vero disco uscito per la Mercury, venduto (poco) come "l'album del ritorno" e prodotto da una vecchia conoscenza come Jack Clement che includeva pure 'The Big Light' di Elvis Costello da King Of America, 'Let Him Roll' di Guy Clark e due buoni inediti come 'The Ballad Of Barbara' e 'I'd Rather Have You', passando per i duetti di WATER FROM THE WELLS OF HOME (1988) insieme a June Carter, alla figlia Rosanne, al figlio John Carter ('Call Me The Breeze' di J. J. Cale), gli Everly Brothers, Paul McCartney ("è una splendida canzone" dirà CASH di 'New Moon Over Jamaica') Hank Williams Jr., Waylon Jennings, Glen Campbell, Emmylou Harris, tentativo di attirare l'attenzione con l'esca degli ospiti ma che naturalmente non riuscì nel suo nobile intento.
C'è poi il tentativo di tornare ai suoni delle origini con BOOM CHICKA BOOM (1990) e al suono dei Tennessee Two, prodotto da Bob Moore che inizia con la classica intro live "Hello, I'm Johnny Cash" a introdurre la giocosa 'A Backstage Pass', scherzosa rappresentazione del backstage di un concerto di Willie Nelson, con 'Hidden Shame'  scritta per l'occasione da Elvis Costello e 'Cat' s In The Cradle' di Harry Chapin, con alcune B-side aggiunte e la forte identità che lo porta a essere il suo miglior disco targato Mercury, infine THE MISTERY OF LIFE (1991) con in scaletta vecchi successi consolidati e alcune riletture tra cui 'The Hobo Dong' di John Prine, disco fresco e da rivalutare che chiude la parentesi Mercury e che include anche 'The Wanderer' insieme agli U2, "del mio ultimo album per la Mercury sono state realizzate solo cinquecento copie. Anche da parte loro mi sono sentito propinare le solite storie su statistiche e ricerche di mercato".
La solita vecchia storia.
Fortunatamente dietro l'angolo c'era già uno scalpitante Rick Rubin pronto a  dare inizio  all'ultima incredibile parte di carriera di Johnny Cash, questa volta sì baciata da successo e pubblico.






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