domenica 3 maggio 2020

RECENSIONE: DANZIG ( Danzig Sings Elvis)


DANZIG  Danzig Sings Elvis (Cleopatra Records, 2020)



con il calar delle tenebre arriva Danzig The Pelvis
Era lì pronto nel cassetto da tempo, vicino a t- shirt nere e olio scalda muscoli . Danzig lo aveva promesso dopo il disco di cover Skeletons uscito nel 2015, quello che riproduceva Pin Ups di David Bowie in copertina, e già conteneva 'Let Yourself Go' del re insieme a una variegata cesta di canzoni che passavano a fare un giro nel garage rock, nelle colonne sonore di road movie e poi ancora ZZ Top, Black Sabbath e Everly Brothers.
Che Danzig sia un amante della prima scena rock'n'roll legata alla Sun records lo si era già capito da tempo. Dopo la cover di 'Trouble' di Elvis presente su Thrall: Demonsweatlive uscito nel 1993 e dopo aver regalato canzoni a Johnny Cash ('Thirteen') e Roy Orbison ('Life Fades Away') arriva a coronare il suo sogno: un disco intero di canzoni che pescano nel repertorio di Elvis Presley, colpevole di averlo fulminato in giovane età dopo la visione di Jailhouse Rock.
"Ogni volta che qualcuno menziona il mio nome e il nome di Elvis nella stessa frase, è fantastico. Non c'è di meglio" ha recentemente dichiarato a Rolling Stone.
Aiutato dall'ormai fido Tommy Victor (Prong) alle chitarre e Joey Castillo (batteria) Danzig si perde in quattordici canzoni non così usuali del repertorio di Elvis ('One Night', 'Fever', Pocket Full Of Rainbows', 'Like A Baby', Loving Arms'), scansando i grandi successi (l'unico è 'Always On My Mind') per immergersi completamente nel ruolo con devozione, senza stravolgere gli originali e aiutato da una voce adatta, a volte fin troppo enfatizzata, tenendo quasi fede a quel vecchio soprannome "Evil Elvis" che gli fu affibbiato in tempi non sospetti.
Dal rockabilly di 'Baby Let' s Play House' alla scura profondità di 'Love Me' passando dal blues di 'When It Rains It Really Pours' Danzig convince nella parte del fan devoto, muovendosi in versioni grezze, minimali (a volte con il solo pianoforte) e ridotte il più possibile all'osso.
"Non ho quella voce stridula e high metal, quindi ho gravitato di più su quel tipo di stile vocale, come le cose più bluesy come Elvis o Howlin 'Wolf, Muddy Waters, Willie Dixon, cose del genere. Sì, la voce più profonda ha sempre funzionato meglio per me".
Inutile come tanti altri dischi di cover ma d'atmosfera, un po' più nera del solito ma alla fine anche divertente. Perché no? Nulla di più.










1 commento:

  1. Da super, ma proprio super appassionato e collezionista di Elvis questo post non può che farmi piacere. Ti ringrazio perché non ne sapevo nulla, lo ascolterò!

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