giovedì 20 agosto 2015

RECENSIONE:NEIL YOUNG + PROMISE OF THE REAL (The Monsanto Years)

NEIL YOUNG + PROMISE OF THE REAL
The Monsanto Years
(REPRISE RECORDS, 2015)





Canti di protesta
Se volete bene a Neil Young accetterete di buon grado anche questo nuovo disco, nato sì d’istinto, ma incentrato su tematiche care al canadese da più di quarant’anni, fin da quei versi “guarda Madre Natura in fuga” inclusi in After The Gold Rush del 1970, proseguite poi negli anni 80 con i concerti Farm Aid, messi in piedi con John Mellencamp e Willie Nelson in difesa degli agricoltori, e ribadite con forza anche durante l’ultimo tour con i Crazy Horse. L’attacco alla multinazionale agrochimica Monsanto, rea di mettere in commercio sementi OGM, è duro, liricamente ingenuo, ma non fa sconti. Anche se i dischi che ascolteremo fra un mese ritorneranno ad essere HARVEST, ON THE BEACH e RUST NEVER SLEEPS e questo sarà ricordato solamente quando dovremo riporlo al giusto posto all’interno della discografia, Neil Young merita, ancora una volta, totale rispetto. La prolificità di questi ultimi anni, anche nella sfera privata, non sempre è stata sinonimo di brillantezza artistica quanto invece di libertà e genuinità. Sulla scia dei suoi instant records più recenti, da LIVING WITH WAR che si scagliava contro la politica guerrafondaia di George W. Bush all’ambientalista FORK IN THE ROAD , THE MONSANTO YEARS colpisce duro musicalmente fin dai messaggi di speranza e amore dell’apertura A New Day For Love : “è un nuovo giorno per il pianeta , è un nuovo giorno per il sole”. Ok, poche novità: country garage/rock grezzo e puro fatto di chitarre, feedback infiniti (Big Box) e slogan travestiti da cori che sembrano già sentiti mille volte (People Want To Hear About Love), ma basta la libertà d’espressione e di movimento all’interno del music business (nella strafottente A Rock Star Bucks A Coffee Shop canta: “le madri vogliono sapere cosa mangiano i loro figli”) per fare dell’idealista Young e dei suoi dischi un esempio, ancora poco imitato, da seguire. La linea che lo divide dall’essere un predicatore rompipalle è spesso vicina, ma la forza del rock tiene tutto a debita distanza: linee e rompipalle veri (il miliardario Donald Trump l’ultimo della fila).
I figli di Willie Nelson, Lukas e Micah con i loro Promise Of The Real, accompagnano l’amico di papà come farebbero dei giovani cavalli pazzi alle prime armi con qualche pausa per tirare il fiato come nella sbilenca ballata country Wolf Moon che si riallaccia ad HARVEST MOON. Se volete bene a Neil Young già sapete che a parlare, nei suoi dischi, non è la voce dell’artista ma quella dell’uomo. E questo fa spesso la differenza quando la qualità non è più quella dei tempi migliori. Enzo Curelli 7 da Classic Rock #33 (Agosto 2015)



vedi anche
RECENSIONE: NEIL YOUNG & CRAZY HORSE-Psychedelic Pill (2012)
RECENSIONE: NEIL YOUNG-Live At The Cellar Door (2013)
RECENSIONE: NEIL YOUNG-Storytone (2014)
NEIL YOUNG & CRAZY HORSE live @ Barolo, 21 Luglio 2014


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