lunedì 23 giugno 2014

RECENSIONE: BILLY JOEL (A Matter Of Trust-The Bridge To Russia)

BILLY JOEL   A Matter Of Trust-The Bridge To Russia (Deluxe edition: 2 CD, 1 DVD, Sony Music, 2014)


Le cronache raccontano-le immagini immortalano- di un pubblico letteralmente scatenato, capace di far saltare le seggiole delle prime file dopo poche canzoni e di conseguenza far scappare le grandi rappresentanze diplomatiche sedute in sala, quelli che stavano guardando il concerto con le orecchie tappate dalle mani e un chiodo fisso stampato in testa: il rock è cosa cattiva e rumorosa, Billy Joel, non gli Slayer, è l'incarnazione del male occidentale venuto a traviarci. C'è un fotogramma stupendo che sembra racchiudere bene questa "invasione pacifica" occidentale : la carovana di tir-pieni di attrezzature per la costruzione del palco-proveniente dall'Inghilterra che staziona davanti alla Piazza Rossa del Cremlino, quasi l'aereo di Mathias Rust atterrato solo pochi mesi prima su quella piazza, avesse trovato già dei giganteschi eredi su ruote. Cose impensabili in quegli anni ma che successero veramente a pochi mesi di distanza, un segnale premonitore, un anticipo di Glasnost' . Billy Joel non si fece intimorire, non si auto censurò lo spettacolo, non rinunciò a nulla, portando in Russia lo stesso identico e mastodontico show con cui girava l'America e il resto del mondo. L'impatto che il tour di sei tappe, tre concerti a Mosca e tre a Leningrado, ebbe sui giovani sovietici fu devastante. La fame di musica occidentale da parte dei giovani era tanta ed in quel momento della storia, con la guerra fredda che si stava intiepidendo, con l'aria di cambiamento e ricostruzione che soffiava proprio in quei giorni sospinta dalla Perestrojka messa in atto da Michail Gorbačëv, e con il muro di Berlino ancora in piedi ma non per molto, qualunque rockstar avesse fatto quel passo sarebbe entrata nella storia. Anche se quel "qualunque" mi lascia molti dubbi, soprattutto vedendo come il piano man newyorchese riuscì a dare libero sfogo alla sua umanità prima ancora che all' aspetto prettamente artistico.
Quanti artisti lo avrebbero fatto? Toccò a Billy Joel costruire quel ponte verso la Russia, nonostante in passato altri grandi nomi (Elton John, Santana, James Taylor) avessero già oltrepassato la cortina, ma mai per un intero tour ma soprattutto mai con un obiettivo ben preciso in testa, quello di cercare di aprire una breccia culturale che potesse distendere i rapporti tra le due più grandi super potenze mondiali. "Per quanto mi ricordo, il clima politico prevalente era di guerra fredda. L'unione Sovietica era il nemico e faceva paura. Avevo paura dei russi, li vedevo come dei monoliti, delle persone bellicose, desiderose di distruggere gli Stati Uniti. A scuola facevamo delle esercitazioni in caso di bombardamenti. Ci mettevano sotto il banco in attesa della sirena...ma ci fu un momento, quando ero ragazzino negli anni '50, in cui diventammo consapevoli dei russi in quanto persone. Un famoso pianista classico di nome Van Cliburn andò in Unione Sovietica per una gara di pianoforte e la vinse. All'improvviso uno dei nostri piacque loro..., quindi nel pensiero di molti, non potevano poi essere così male...capii che la musica era molto potente. Quando ci proposero di andare a suonare in Unione Sovietica fu la prima cosa che mi venne in testa" racconta Billy Joel all'inizio del film documentario che accompagna l'uscita di questo A Matter Of Trust-The Bridge To Russia. Un ricco cofanetto (anche in versione normale con i soli 2 CD) che amplia e approfondisce un piccolo capitolo di storia che merita d'essere conosciuto e ricordato molto più di quanto sia accaduto fino ad oggi, a distanza di 27 anni dall'uscita del doppio vinile Kohuept (1987) dall'inconfondibile copertina rossa, testimonianza musicale di quel tour che risollevò la carriera e il morale dopo un disco difficile, terminato a fatica, e riuscito a metà come The Bridge (1986).
Ci pensano due CD che aggiungono undici canzoni non presenti nell'originale  Kohuept (tra cui The Ballad Of Billy The Kid, She's Always A Woman, The Longest Time, She Loves You dei Beatles, Pressure, It's Still Rock And Roll To me, Piano Man, New York State Of Mind), un ricco e approfondito libretto di 80 pagine con i testi, foto inedite, i credits e ricordi scritti di Michael Jensen, dei giornalisti Wayne Robins, Gary Graff, del fotografo al seguito Neal Preston; un DVD che contiene il concerto e un documentario che come un diario di appunti ripercorre quei giorni attraverso immagini e interviste dell'epoca ma soprattutto nuovi interventi dei protagonisti: oltre a Joel, sfilano con i propri ricordi, la ex moglie Christie Brinkley, i musicicisti della band Liberty De Vitto, Kevin Dukes, Dave LeboltRussell Javors Mark Rivera che ricorda "è come se Billy Joel avesse portato la prima tv a colori, difficile ritornare al bianco e nero dopo", tour manager, il traduttore Oleg Smirnoff che seguì Joel come gli era stato ordinato "stagli appiccicato come una gomma da masticare", tecnici del palco, musicisti rock russi come Stas Namin che ricorda "fu il primo passo ufficiale del rock americano in Unione Sovietica", i tanti e nuovi fan conquistati.
Per Joel furono giorni pieni, intensi, sempre con la famiglia al seguito, la stupenda moglie e la piccola figlia Alexa nata solo un anno prima. Giornate di visite, nuovi incontri, interviste ma anche giorni massacranti sotto l'aspetto fisico e mentale che lo portarono verso una galoppante crisi di nervi che culminò una sera sopra al palco: d'improvviso rovesciò le tastiere, massacrò un microfono contro il pianoforte davanti agli sguardi stupefatti della band e all'esaltazione ancora più marcata del pubblico che credeva di trovarsi di fronte all'ennesima rappresentazione spettacolare del rock occidentale. Nulla di ciò, la colpa fu del tecnico delle luci. Joel si accorse dell'anomalo comportamento dei fan sovietici: quando l'impianto luci li illuminava, questi acquietavano immediatamente la loro esaltazione che riprendeva appena le luci si allontanavano, puntando altrove. Non volevano essere visibili, quasi stessero facendo qualcosa di proibito. Ma Joel, oltre a incazzarsi, durante quei spettacoli non si risparmiò, tirando fuori prestazioni da performer indiscusso, incluso un crowd surfing sulla folla che sul momento impensierì un po' tutti.
Tra le immagini da ricordare: la toccante Honesty dedicata a Vladimir Vysotsky, attore, poeta e cantautore russo che "parlava di verità" remando spesso contro le direttive imposte dall'impero, e che Billy Joel imparò a conoscere in quei giorni, visitando la tomba (morì giovanissimo nel 1980 per arresto cardiaco) e facendo visita all'anziana madre per un brindisi collettivo alla... verità. Le passeggiate per le strade di Leningrado (ora San Pietroburgo) in mezzo ai ragazzi, in prevalenza metallari, vogliosi di ribellione e libertà, per conoscerli e per far capire loro che da giovane era esattamente così anche per lui, nella lontana e "nemica" America."Un ragazzo" racconta Joel " venne da me dopo il primo concerto e mi disse: una cosa simile non era accaduta dal 1917, anno della Rivoluzione Russa".
La partecipazione ad un programma televisivo alla cui richiesta di cantare una canzone, rispose proponendoThe Times They Are A-Changin' di Bob Dylan, era il momento giusto per quella canzone, il momento giusto nel posto giusto; la conoscenza e la profonda amicizia instaurata con il giovane Viktor, un fan dolce e appassionato, che per sopravvivere interpretava il clown in un circo e a sorpresa fu presente in tutte le sei date del tour. Due anni dopo, nel disco Storm Front (1989) Billy Joel tradusse in musica questa esperienza: scrisse Leningrad. "Era la storia di Viktor e di me, e di come riusciva a far ridere mia figlia , e sul riconoscimento di aver trovato degli amici...quella canzone riflette il modo in cui quel viaggio mi cambiò...il viaggio in Russia è stato probabilmente la mia vetta come performer".

"Ci fu una tale effusione di amore, affetto, e calore che dal mio punto di vista la guerra fredda era finita" Billy Joel.




vedi anche COVER ART#: BILLY JOEL (Glass Houses, 1980)



vedi anche RECENSIONE: DAVID CROSBY-Croz (2014)



vedi anche RECENSIONE: JOHNNY CASH-Out Among The Stars (2014) 



2 commenti:

  1. Ogni volta che leggo una tua recensione mi viene voglia di andare ad un concerto.

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    1. Ti ringrazio Annalinda...un concerto di Billy Joel, poi, lo aspetto da molto tempo anch'io!!!!!!!!

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