TINARIWEN Tassili (ANTI Records, 2011)
Da alcuni anni, quando voglio ritrovare purezza nella musica, vado a cercare, almeno una volta all'anno, in luoghi lontani dove suonare rappresenta ancora qualcosa di magico e veramente mistico.
Chi è stato almeno per una volta nell' Africa sahariana e ha avuto modo di percorrere alcune strade lontane dai centri turistici, ha trovato un mondo al rallentatore, fatto di persone che camminano, apparentemente senza meta, lungo infinite strade polverose e altre, ferme, a gruppetti ai bordi di queste strade ad aspettare non si sa chi o cosa. Qualcosa di inconcepibile nella nostra assurda frenesia giornaliera. E' qui che pensi : a volte ci sarebbe bisogno di un lungo passo indietro.
Quello che i Tinariwen, originari del Mali, con Tassili sembrano voler fare, rispetto ai precedenti dischi che li hanno visti protagonisti, osannati ed incessati dai più grandi e disparati artisti occidentali.
Pur non abbandonando totalmente i contatti con il mondo musicale "evoluto", grazie soprattutto ad una manciata di ospitate di tutto rispetto, vi è la voglia di tornare a quella semplicità che i loro luoghi e la loro lingua madre (Tamasheq) impongono. Uno staccare la spina delle chitarre date in pasto al numeroso pubblico di un concerto, per preferire il calore acustico di un falò acceso in una fredda notte sahariana.
Chitarre, anche elettriche, ma soprattutto tante percussioni e battiti di mano ad accompagnare canzoni che fanno dei luoghi( il deserto ), la fede e l'appartenenza una ragione di vita, ma anche il rapporto con il sesso femminile non viene tralasciato(Tamiditin Tan Ufrawan e Tiliaden Osamnat).
Ibrahim Al Alhabib sembra voler guidare i suoi nomadi alla ricerca di una nuova compattezza dopo le rivoluzioni che hanno toccato i paesi nordafricani durante questo anno, che rimarrà impresso nei libri di storia."..Miei amici del Sahara, la nostra libertà non c'è più, restiamo uniti..." canta nella coralità di Imidiwan win sahara. Tutti valori che fuoriescono anche dai solchi di Tameyawt, nome degli abitanti di Timyawin, villaggio nel deserto sahariano, al confine tra Algeria e Mali. Dopo tutto, prima di essere musicisti, furono anche combattenti.
Un legame alla loro terra che rimane intatto, anche dopo aver viaggiato il mondo. TenereTaqhim Tossam lo spiega bene. Anche dopo aver visto luoghi ben più accomodanti, il richiamo della sabbia, dove l'acqua scarseggia e il caldo uccide, è forte e il ritorno assume ancora più magia e bellezza.
Se a Neil Cline dei Wilco è affidato l'onore di aprire l'album con la sua chitarra , nel crescendo di Imidiwan Ma Tenam, ai fiati dei dei The Dirty Dozen Brass Band, spetta il compito di colorare d'America Ya Messinagh.
I Tv On the Radio, nelle voci di Tunde Adebimpe e nelle chitarre di Kyp Malone sono ospiti in Walla Illa, Imidiwan win SaharaTenere Taqhim Tossam.
Un disco quasi ipnotico nel suo incedere, psichedelico, disintossicante e futuristico. L'essenzialità primordiale del blues. Perchè il mondo intero dovrà fare i conti con mamma Africa anche nella musica e i Tinariwen non sono altro che l'aspetto più esposto di un esercito di nomadi che vogliono far uscire le loro voci. C'è qualcuno che vuole riprendersi i diritti musicali che gli spetta. Difficile, non riuscire ad immedesimarsi , ascoltando le dodici canzoni del disco. Per cinquanta minuti si percorrono quelle strade polverose e solitarie , si cammina lentamente con la mente, senza una meta da raggiungere se non per (ri)prendersi una piccola e consolante disintossicazione giornaliera. Quasi una droga, pura e vitale, come il loro amato tea.
vedi anche: RECENSIONE/REPORT Live TINARIWEN live@Hiroshima Mon Amour, Torino 14 Aprile 2012
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