domenica 28 luglio 2024

THE CULT live@Carroponte, Sesto San Giovanni (Mi), 27 Luglio 2024


Se il sogno di Ian Astbury è suonare alla Scala di Milano come ci ha confessato a fine concerto direi che dopo la performance di stasera potrebbe anche meritarsela. Una prestazione vocale da tempi d'oro mentre con i tamburelli si è divertito fino alla fine, lanciandoli, riprendendoli al volo e colpendoli con il tacco del piede come il miglior fromboliere calcistico. Regalandoli. Da sempre camaleontico, sciamano che negli anni ha curato anima e corpo con la musica, a volte non riuscendoci, folgorato in giovane età sulla via dei nativi americani, ha sempre lottato sotto il continuo  attacco dei demoni ed in perenne viaggio verso la ricerca della pace interiore.

 Da lui non sai mai cosa aspettarti, oggi era in forma splendida (e carisma strabordante), esempio per giovani frontman in erba e coetanei che alla sua età sembrano arrancare già. Esempio: prima del bis è sceso dal palco e ha firmato autografi ai primi sotto la transenna. Non è così scontato.


Eh sì, a momenti non sembrava, ma c'erano quarant'anni di musica da festeggiare e mi ha fatto estremamente piacere che nella setlist non abbiano dimenticato album dignitosi ma spesso in secondo piano realizzati negli ultimi vent'anni: il pesante e moderno Beyond Good And Evil ('Rise') che aveva aperto gli anni duemila con il botto, lo sciamanico Choice Of Weapon ('Lucifer') e l'ultimo ammaliante e visionario Under The Midnight Sun ('Mirror') per me degno di stare tra i migliori dischi della loro carriera e credetemi pochi gruppi dopo quarant'anni di musica sono in grado  di far uscire dischi così intensi. C'è pure una 'Star' estrapolata dal disco controverso e grungy con la pecora  in copertina che fu preludio allo scioglimento in quegli anni novanta difficili per tutti. Quando hai due personalità così forti in formazione (naturalmente l'altra metà è  Billy Duffy) i rischi sono sempre in agguato. Loro ne pagarono le conseguenze

Che siano sempre stati difficili da inquadrare lo si capisce osservando il pubblico, diviso tra i nostalgici della prima ora (con look rigorosamente eighties) devoti al post/punk a tinte gotiche dei primi dischi che comunque tornano a casa soddisfatti con le immancabili canzoni di Love ('Brother Wolf, Sister Moon, Rain, She Sells Sanctuary, The Phoenix) e Dreamtime ('Resurection Joe' e 'Spiritwalker'), e i rocker devoti al brusco cambio in direzione hard rock portato da Electric ('Love Removal Machine', 'Wild Flower') e consolidato dal loro best seller Sonic Temple ('Fire Woman', 'Sweet Soul Sister' e il sipario acustico della sempre commovente 'Edie (Ciao Baby)') che ha garantito grandi palchi e pubblico più numeroso. Manca all'appello Ceremony completamente snobbato. Peccato.

Se a centro palco Ian Astbury  intrattiene, sparando fuori anche poco comprensibili parole in italiano, John Tempesta (con il suo passato "pesante" tra White Zombie, Exodus e Testament) e Charlie Jones (alla corte di Page e Plant negli anni novanta) sono garanzia di solidità ritmica, alla sinistra di Astbury, Billy Duffy con la sua  Gretsch White Falcon è instancabile e perennemente concentrato a tenere in pugno quarant'anni di riff legati alla melodia. Potrebbe prendersi la scena come il più vanesio dei chitarristi, non lo fa mai. Uno dei più grandi della sua generazione con l'umiltà che l'ha però sempre tenuto inchiodato alle assi del palco quasi dovesse tenere fede alla sua provenienza: la classe operaia di Manchester. Un lavoratore crudo, semplice e istintivo. Influente. Un chitarrista che ogni band pagherebbe oro per avere.

Sono arrivato al concerto spossato da una settimana faticosa, inoltre sigillata dal caldo della giornata, nonostante tutto appena è partito il concerto sulle note di 'In The Clouds' tutti i malanni sono sembrati sparire per un'ora e mezza veramente ad alti livelli, intensi e diretti, vissuti in ogni particolare che mi hanno fatto pensare a cosa potrebbe restare del rock'n'roll quando anche questi vecchi gruppi passeranno la mano. Dove andremo a trovare le cure giuste? Come si dice? "Concertone"? Sì!




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