giovedì 11 marzo 2021

RECENSIONE: THOM CHACON (Marigolds And Ghosts)

 

THOM CHACON  Marigolds And Ghosts (Pie Records, 2021)



le cose semplici

Sangue metà libanese, metà messicano, nato a Sacramento ma proveniente da Durango, un vecchio cugino pugile, Bobby Chacon, avversario di quel Ray “Boom Boom” Mancini cantato da Warren Zevon e un nonno sceriffo nel New Mexico ai tempi di Billy The Kid. Basterebbero tutte queste coordinate per capire quanto per  Thom Chacon i confini non siano alti muri invalicabili ma  semplici linee da attraversare con curiosità e speranza in cerca di buone opportunità di vita, proprio come canta in 'Borderland' dove denuncia le condizioni dei bambini sul confine tra USA e Messico o la terra promessa  sognata dagli immigrati raccontata in 'A Better Life'. 

Marigolds And Ghosts è il suo terzo disco dopo il debutto  del 2013, ancora il mio preferito con quel suono che mi ricordava tanto John Wesley Harding, e di Blood In The USA di tre anni fa. Tom Cachon non è un rivoluzionario, non lo diventerà mai, credo, ma un onesto operaio che sa raccontare storie di pancia e cuore, sangue e lacrime, speranza e disillusione. Per farlo non si complica la vita, usa sempre il modo più semplice possibile: strumentazione basilare da country folker (la sua chitarra acustica e l' armonica, il contrabbasso suonato da Tony Garnier, vecchia conoscenza per chi segue Bob Dylan), e una voce calda, roca e profonda (proprio come Ryan Bingham) che si fa per forza ascoltare mentre canta sì di disperazione ma anche di cose più intime e private: la storia di un amico che ha passato cinque anni tra le sbarre ('Marigolds And Ghosts'), la vita che scorre tra paesaggi americani che catturano gli occhi e i pensieri ('Mansoon Rain'), I ricordi legati alla nonna materna ('Florence John' con la dobro di Tyler Nuffer), la sua infanzia senza i genitori ('Kenneth Avenue'), la fede ('Sorrow', 'Church Of The Great Outdoors') o più semplicemente l'infatuazione verso personaggi da film Western come Lee Van Cleef ('Angel Eyes'). 

Questa volta sembra ancora tutto più semplice, tutto ridotto all'osso perché insieme al produttore Perry A. Margouleff ha deciso di registrare queste nove canzoni live su nastro analogico, mettendo in risalto il più possibile le storie, esaltando il messaggio ben  amplificato dalla sua voce certamente d'impatto, graffiante e riconoscibile.






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