lunedì 12 ottobre 2020

RECENSIONE: THEE JONES BONES (Rock And Soul Music)


THEE JONES BONES
   Rock And Soul Music (autoproduzione, 2020) 



questo è amore
Esattamente un anno fa Luke Duke, voce, chitarra e compositore dei camuni THEE JONES BONES mi diceva "il disco nuovo è una bella cosa". Ho passato un anno ad ascoltare file mp3 ma dell'album fisico non vi era mai traccia. "Stai a vedere che ci hanno ripensato. Sarebbe un gran peccato" mi dicevo. È passato tanto tempo e molte cose sono successe in mezzo ma in questi giorni mentre finalmente esce il settimo disco della loro carriera, sembra che la band sia già entrata in studio di registrazione, pronta per far uscire un seguito che lo stesso artista bresciano mi dice "il migliore della serie". Se questa non è voglia di alzare sempre l'altezza dell'asticella e migliorarsi, cos'è? 
Ascoltando in fila i lavori della band lo si può capire benissimo: dal garage hard blues di inizio carriera la proposta è andata via via espandendosi, colorandosi di nuovi umori, fino ad aggiungere massicce dosi di R&B e soul come già avvenuto nel precedente This Is Love grazie all'aggiunta di coriste e fiati. In Rock And Soul Music i fiati non ci sono, ma l'album non tradisce il suo titolo. La band continua ad esplorare i sixties e i seventies con immutato coinvolgimento direttamente proporzionale all'aumento del numero di elementi in organico. La band ora è formata da ben nove musicisti che spesso fanno tornare alla memoria il carrozzone di Joe Cocker e i suoi Mad Dogs : il già citato Luca "Luke Duke" Ducoli (voce e chitarre), Paolo Gheza (basso), Matteo Crema (chitarre), Luca Cottarelli (chitarre), Marco Monopoli (piano), Sergio Alberti (batteria), Anna Pina, Monica Pagani e Tiziana Salvini ai cori. 
Un suono ricco e corposo che pur non perdendo la carica rock'n'roll ('Dance On Saturday Night' è uno spassoso honky tonk che rotola senza freni inibitori), 'Shine On You' è puro Stones sound che mi ha portato alla mente pure il primo pregevole album solista di Izzy Stradlin e i suoi Ju Ju Hounds, l'apertura strumentale 'Roll Up One' s Sleeves' sembra puntare a sud verso gli Allman Brothers. 
Ma a colpire sono episodi come 'This Is Love', sussurro notturno alla Tom Waits interrotto da scariche elettriche e cori, i dieci minuti psichedelici in crescendo di 'Our Song', il soul blues di 'Lady Duke', il breve intermezzo country cantato a cappella 'Once In A Lifetime', quasi una dichiarazione d'intenti, e le due tracce finali, il southern di 'The Streets Of Love' e le atmosfere cangianti, free e jammate di 'You Stoned Me', adatta a dipingere il quadro che potreste trovarvi davanti durante un loro live. 
 A questo punto, non ci resta altro che aspettare l'uscita del prossimo imminente album con queste canzoni a tutto volume, finalmente nello stereo alla vecchia maniera.





Nessun commento:

Posta un commento