RECENSIONE: LUKE WINSLOW-KING Everlasting Arms (Bloodshot Records/IRD, 2014)
Poi ci sono dischi che lasci per ultimi. In fondo alla pila, quella più alta, quella lì in fondo a sinistra, sotto a tutti gli altri. Sono ridotto così. Immancabilmente sai che diventeranno i primi della fila, superando nomi blasonati e uscite strombazzate ma poi trombate. Il motivo per cui rimangono ultimi? E' un affascinante mistero a cui non voglio dare mai risposte concrete, o più semplicemente non lo so? Everlasting Arms è un disco da mettere in vetrina. Luke Winslow-King ha raggiunto con il quarto album in carriera una scrittura da vecchio e maturo veterano. Tutto suona antico nella sua musica, ma tutto è fatto dannatamente bene e proiettato nel suo presente: la sua voce a tratti gentile e accomodante, a cui forse manca quella spigolatura in grado di lasciare il pungente graffio (ma sono dettagli trascurabili), una slide, suonata anche dall'amico italiano Roberto Luti, che imperversa da cima a fondo, la voce della moglie Ester Rose lo accompagna ai cori, i profumi sono quelli di legno tarlato e brillantina per capelli, di erba appena falciata e di fienili accanto casa, di sale da ballo affollate il sabato sera con i vecchi nonni d'America impegnati in sfrenati balli prolungati fin dopo mezzanotte per far concorrenza ai più giovani... (Continua a leggere qui)
Poi ci sono dischi che lasci per ultimi. In fondo alla pila, quella più alta, quella lì in fondo a sinistra, sotto a tutti gli altri. Sono ridotto così. Immancabilmente sai che diventeranno i primi della fila, superando nomi blasonati e uscite strombazzate ma poi trombate. Il motivo per cui rimangono ultimi? E' un affascinante mistero a cui non voglio dare mai risposte concrete, o più semplicemente non lo so? Everlasting Arms è un disco da mettere in vetrina. Luke Winslow-King ha raggiunto con il quarto album in carriera una scrittura da vecchio e maturo veterano. Tutto suona antico nella sua musica, ma tutto è fatto dannatamente bene e proiettato nel suo presente: la sua voce a tratti gentile e accomodante, a cui forse manca quella spigolatura in grado di lasciare il pungente graffio (ma sono dettagli trascurabili), una slide, suonata anche dall'amico italiano Roberto Luti, che imperversa da cima a fondo, la voce della moglie Ester Rose lo accompagna ai cori, i profumi sono quelli di legno tarlato e brillantina per capelli, di erba appena falciata e di fienili accanto casa, di sale da ballo affollate il sabato sera con i vecchi nonni d'America impegnati in sfrenati balli prolungati fin dopo mezzanotte per far concorrenza ai più giovani... (Continua a leggere qui)
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