ANDY WHITE
live@Birrificio Sant’Andrea, Vercelli, 16/01/2015
Cosa puoi dire a un uomo di 52 anni che sta girando l’Europa solo, trascinandosi dietro, con tanto amore, una custodia di chitarra e un trolley, con appiccicati al volto l’entusiasmo contagioso di un ragazzino che deve ancora scoprire tanto e l’esperienza di chi invece ne ha viste di più? Attacca il concerto con quella Religious Persuasion che dipinge perfettamente il quadro traballante attaccato al chiodo arrugginito delle religioni, del terrorismo, dell’Irlanda anni settanta, della sua Belfast di metà anni ‘80, racchiudendo perfettamente tutto il suo passato musicale, costruito sulle stesse parole pungenti di Dylan al Village, sulla poesia di Van Morrison, sull’attitudine alla Waterboys . ANDY WHITE agli esordi combatteva in prima linea.
Ma essere in prima linea anche con il cuore non è da tutti. E’ dei puri. Ora le linee sono più dolci e un po’ amare. Arriva così a raccontare la sua vita in modo poetico, disincantato e divertito: l’Australia, sua attuale casa, l’amore per l’Italia (Italian Girls On Mopeds), per la poesia (Looking For James Joyce’s Grave), la vita. L’ultimo disco How Things Are (l’undicesimo) è nato dopo una rottura sentimentale che lo ha segnato profondamente: registrato ancora una volta in solitaria insieme al figlio Sebastian (alla batteria), sembra trasmettere la giusta positività, non togliendo un grammo al peso specifico della parola AMORE, rafforzandola, traducendo in musica quell’entusiasmo che domani lo porterà verso un’altra città e conoscere nuova gente. Ho sempre nutrito una simpatia a pelle per White. Non sbagliavo e ne sono estremamente contento.
Posso dire: THANX ANDY, mentre lui pensa se è già passato da Biella. Non credo, ma il giramondo sei tu. Potresti aver ragione. (Ha ragione).
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