martedì 19 marzo 2013

RECENSIONE: SHOOTER JENNINGS (The Other Life)

SHOOTER JENNINGS  The Other Life ( eONE Records, 2013)

Quando parte Flying Saucer Song (vecchia canzone dimenticata di Harry Nilsson) pare di aver messo sul lettore qualche outtakes dei Pink Floyd periodo The Wall. Lo spiazzamento dura tre minuti, il tempo necessario per fare mente locale e ricordarsi di quanto Shooter Jennings sia un personaggio anticonvenzionale e da prendere sempre con le dovute precauzioni. Rieccolo nuovamente qua, il figlio d'arte scavezzacollo. E' passato meno di un anno dal precedente Family Man (2012), disco che lo incanalava sulla retta via della maturità artistica, intriso com'era di canzoni intime, personali e nostalgiche, lasciando da parte l'hard di grana grossa degli esordi e arditi esperimenti come Black Ribbons (2010) per fiondarsi sul country tout court. Superata la prima traccia però, anche questo disco ne segue la stessa direzione (metà delle canzoni provengono dalle sessions di Family Man), aggiungendo un pizzico di piccante Jalapeño per vivacizzare il tutto. Tutto torna a posto, e già dalla successiva e alcolica A Hard Lesson To Learn e dal risveglio campestre di The White Trash Song, un veloce honk tonk/bluegrass odorante di fieno datato 1972 e rubato al repertorio del songwriter Steve Young con tanto di galline, cinguettii e ululati in sottofondo ad accompagnare il violino e la voce dell'ospite Scott H Biram, un altro personaggio poco raccomandabile a duettare, si capisce di aver di fronte un disco di razzolante e poco convenzionale country/americana, buono per le scorribande estive entrando verso l'oscurità della notte.
Un disco che conferma, come insegnato da papà Waylon, la capacità del figliol prodigo di cambiare spesso aria e registro mantenendo sempre la ventilata e ruspante libertà di muoversi all'interno del pianeta musica (americana) senza temere giudizi o brutte figure: luminose country songs come Wild And Lonesome cantata in coppia con  la cantautrice Patty Griffin (ma alla fine si è sposata o no con Robert Plant?), numeri da navigato crooner come la pianistica The Other Life che dà anche il titolo al cortometraggio legato all'album girato con Blake Judd, viaggi temporali e biografici nel passato country di papà come  Outlaw You, il southern/rock'n'roll teso e corale di Mama, It's Just My Medicine con il suo finale disturbato, e quello in compagnia della voce "consumata" del sessantacinquenne Jim "Dandy" Mangrum, storico e carismatico cantante dei sempre dimenticati Black Oak Arkansas in 15 Million Light -Years Away, o i rassicuranti folk adulti e cantautorali come Outsider a disegnarne l'eccellenza acquisita dall'ultimo dei fuorilegge.
La finale, dilatata e dalla vena progressiva The Gunslinder, con il sax imperversante suonato da Jonathan Stewart, chiude il disco facendoti capire perchè l'inizio era così inaspettatamente pinkfloydiano. Il cerchio che si chiude.
Un Jennings nella storia della american music ci è già entrato di diritto, ma nulla toglie all'altro la capacità di sfornare dischi non imprescindibili ma dannatamente genuini e piacevoli, con quei non rari guizzi di imprevedibilità che spesso fanno la differenza nel panorama musicale odierno, sempre più livellato sulla stanca riproposizione del passato priva di spunti di originalità.


vedi anche RECENSIONE: SHOOTER JENNINGS-Family Man (2012)




vedi anche RECENSIONE: BILLY BRAGG-Tooth & Nail (2013)



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