BLACK JOE LEWIS & THE HONEYBEARS Scandalous (Lost Highway, 2011)
Groove, fortissimamente groove. Se c'è una cosa che non si riesce a fare appena attacca Livin' in the jungle , prima traccia di Scandalous, seconda prova discografica di Black Joe Lewis e i suoi The Honeybears, è tenere il volume basso. L'istinto è alzare, alzare e muoversi. Le undici tracce che compongono l'album sono un bignami del rock, dove soul, black music, funky incontrano blues e rock'n'roll a tratti suonato con l'urgenza del garage proto-punk di Detroit, di cui Black Joe Lewis si professa grande fan. Un bel calderone, fresco ed elettrizzante, dove il "nulla di nuovo" si veste a festa e calamita l'attenzione, come una vecchia signora che detta ancora le regole. Una super band quella messa insieme dal coloured texano Black Joe Lewis. Due sax e una tromba che sul classico impianto rock, fanno la differenza, ascoltare la già citata Livin' in the jungle, dove la sagoma di James Brown sembra materializzarsi imponente e jammare con Sly & The Family Stone. Un disco dall'impronta live, chitarristico, bello da vivere sopra ad un palco, costruito per essere portato in giro e dato in pasto insieme al sudore. America, corse in autostrada, strade, vicoli malfamati e insegne al neon che indicano il nuovo locale dove esibirsi, evadere e divertirsi.
Corpi sciolti e trascinati dal suono mai domo e vivo, nei pezzi più veloci che si tratti di soul come in Booty City, funk come in Black Snake o il talkin' blues/rock di Mustang Ranch sia quando il ritmo cala come nella più oscura I'm gonna leave you, nella sensuale e ritmata perversione di She's so scandalous come insegnava papà Otis Redding.
Con Messin' , un canonico blues acustico, si gioca a fare i pionieri del blues nero, i fantasmi di Robert Johnson e Howlin Wolf sorridono compiaciuti.
You been Lyin' è cattiva, chitarre rock, stop and go R'n'B e vena funky in stile Funkadelic con i cori degli ospiti The Relatives a stemperare o elevare il tutto.
Nulla si inventa, ma tutto si trasforma e delle trasformazioni di Black Joe Lewis sentiremo ancora parlare.
Garage rock meets soul e il party abbia inizio.
L'ho appena comprato.Curiosissimo di ascoltarlo.
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