domenica 5 maggio 2024

RECENSIONE: IAN HUNTER (Defiance Part 2 Fiction)

 IAN HUNTER  Defiance Part 2 Fiction (Sun Records, 2024)



secondo e non ultimo capitolo

In una recentissima intervista Ian Hunter ha detto di "avere le orecchie di un ottantaquatrenne" (giustamente), di soffrire di acufene e che molto probabilmente sarà difficile vederlo su un palco per uno spettacolo elettrico e  rock, più probabilmente per qualcosa di acustico. Staremo a vedere. Ascoltando il nuovo Defiance Part 2 Fiction  che fa seguito al primo capitolo uscito lo scorso anno, viene però difficile credere che dietro a quei soliti ricci sotto cui ci sono i soliti occhiali ci  sia un uomo classe 1940, l'età di mia madre che non ha l'acufene ma fatica a fare le scale. Come difficile credere a un Ian Hunter lontano dalla musica: durante il lockdown, l'ex Mott The Hopple si è dato molto da fare, chiudendosi nel suo studio di registrazione nel Connecticut  insieme al fido Andy York, buttando giù una serie impressionante di canzoni che con questo capitolo però non scrivono la parola fine al progetto, visto che sembra già al lavoro per il terzo capitolo con canzoni nuove.

"Eravamo noi che facevamo demo nel mio seminterrato, e le demo nel mio seminterrato si sono trasformate in quello che avete" raccontò in occasione dell'uscita della prima parte.

Ciò che si nota dopo l'ascolto è il carattere in parte più gioioso di queste dieci canzoni rispetto alle precedenti. Come nel precedente però anche questa volta gli ospiti sono tanti: dai due Def Leppard Joe Elliott e Phil Collen (Def Leppard che certi suoni glam rock li amano da sempre, cercate il loro Yeah!, album di cover uscito nel 2006), i Cheap Trick quasi al completo nelle persone di Rick Nielsen, Robin Zander e Tom Petersson, Brian May ( i Queen che supportarono i Mott the Hoople nel loro tour del 1974 nel Regno Unito e nel Nord America), Waddy Wachtel, Johnny Deep (anche autore del dipinto in copertina), Lucinda Williams ("Lucinda e suo marito sono venuti a uno dei miei spettacoli a Nashville. Adoro la sua voce, c'è qualcosa di molto infantile. Capisci subito che è lei. Una voce che non si dimentica" ha raccontato Hunter), i tre Stone Temple Pilots Eric Kretz, Robert De Leo e Dean De Leo,  Benmont Tench, David Mansfield  (Bob Dylan, T Bone Burnett),  Tony Shanahan  (Patti Smith),  Steve Holley  (Wings),  Morgan Fisher, vecchio compagno nei Mott the Hoople e poi Jeff Beck e Taylor Hawkins qui nelle loro ultime registrazioni prima di morire. Forse inferiore qualitativamente al precedente, le dieci canzoni si alternano tra un inno dal chorus facile, cantabile e fin troppo sbarazzino dell'apertura 'People', alla voce invecchiata ma comunque sempre fascinosa che esce da 'Fiction' trainata dall' arrangiamento d'archi di David Mansfield e dal piano di Morgan Fisher, dalla ballata folkie 'The 3rd Rail' dedicata a Jeff Beck che lascia la sua chitarra e dal rock’n’roll a dispetto del titolo di 'This Ain't Rock And Roll'. 

Piacciono la tesa e rock 'Precoius' con la chitarra di May al comando, la ciondolante ballata bluesy a ritmo di valzer 'Weed', inno alla legalizzazione, la pesante, hard e scura 'Kettle Of Fish' che avanza minacciosa, l'immancabile ballata in stile dylaniano 'What Would I Do Without You' con la voce di Lucinda Williams. A chiudere il rock di Everybody' s Crazy But Me' e la ballata 'Hope' con la Williams e Billy Bob Thornton ai cori.

Gli ospiti, tanti, ci sono ma non stravolgono mai il trade mark ormai consolidato di Hunter. Pur mancando dell'intensità di alcune canzoni uscite lo scorso anno, Defiance Part 2 si fa comunque apprezzare: il livello di scrittura di Hunter è sempre superiore alla media e nonostante tutto gli si deve dare il merito di continuare a guardare avanti nonostante l'età. Insomma: una canzone a caso qui contenuta potrebbe fare comodo a qualunque songwriter in erba. Classe e mestiere se li hai li hai, a qualunque età e Ian Hunter ne ha pure d'avanzo.







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