lunedì 18 ottobre 2021

RECENSIONE: SWEET CRISIS (Tricks On My Mind)

SWEET CRISIS   Tricks On My Mind (Headline, 2021)


lo chiamano (ancora) rock and roll

Ai Sweet Crisis manca giusto una manciata di sporcizia in più per essere la perfetta band di retro rock di questo 2021. Tutti gli altri ingredienti sembrano essere al loro posto: un cantante, Leo Robarts, dalla voce hard soul che ha come punto di riferimento Paul Rodgers tanto da riuscire a intrufolarsi all'interno della sua roulotte dopo un concerto, anni fa, quando il cantante si era unito a quel che rimaneva dei Queen, un chitarrista, Piers Mortimer, innamorato dell'hard rock dei seventies, un Hammond (suonato da Dom Briggs-Fish) dietro a tappare ogni buco lasciato dai due sopra, una sezione ritmica precisa e presente (Matt Duduryn al basso e Joe Taylor alla batteria), una manciata di canzoni che funzionano da qualunque parte le si prenda: hard rock, blues, soul, psichedelia, funk. 

Venduti sbrigativamente come un incrocio tra i Free e i Black Keys, la band inglese nata a Cambridge nel 2015 in verità è molto di più e ha tutte le carte in regola per ritagliarsi un posto da protagonista nel mappamondo odierno del rock'n'roll sempre più bisognoso di nuove facce da mettere in vetrina. Sia quando giocano ad emulare i Fleetwood Mac periodo Peter Green nella strumentale e psichedelica  'Living Life On The Edge' che chiude il disco, quando  indossano gli abiti soul imbastiti dalla voce di Leo Robarts   in 'Love Me Like Sugar' e nella straordinaria 'Black Magic' con la voce di Sarah Brown (già corista dei Pink Floyd, Roxy Music e tanti altri) e Don Airey (attuale tastierista dei Deep Purple) ospiti illustri più che graditi, quando accarezzano le pieghe acustiche in 'Misty Haze', o quando vanno giù duro in 'One Way Traffic', gli Sweet Crisis sembrano maneggiare bene con cura e devozione queste vecchie materie quasi dimenticate dai giovani d'oggi, unendo in modo sopraffino il passato con il loro presente. Queste dieci canzoni sono il frutto dei primi cinque anni di esistenza della band, se con il secondo album sapranno confermarsi non vi è dubbio che l'Inghilterra abbia trovato il proprio antidoto agli statunitensi e più parodistici Greta Van Fleet.






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