venerdì 6 agosto 2021

RECENSIONE: LOS LOBOS (Native Sons)

LOS LOBOS  Native Sons (New West Records, 2021)



greetings from LA

Ecco servito il disco dell'estate. Nulla di nuovo sotto il caldo sole della corazzata Los Lobos. Anche loro si accodano ai tanti dischi di cover usciti quest'anno: alcuni belli, altri utili come la grandine di questi giorni dalle nostre parti. La differenza è che qui si balla e si suda meglio che altrove, le canzoni sono registrate bene e la varietà musicale sembra per una volta vincente e appropriata. Decidono di omaggiare i musicisti e la città di Los Angeles. Radici e gratificazione viaggiano sullo stesso pedalò in mare o se volete sfrecciano sullo stesso monopattino nei marciapiedi del lungomare di Venice Beach. Dimostrazione di quante anime musicali la band dei lupi è in grado di indossare, sempre comodamente senza mai fare brutte figure. Gli abiti anche stropicciati bisogna saperli indossare

Il divertimento e l'impegno, la gioia e il dolore sono sempre state componenti di casa.

Che si tratti della rumba chicana dell'amico Lalo Guerrero ('Los Chucos Suaves'), del funk barricadero con targa seventies dei War ('The World Is A Ghetto'), del rockabilly travolgente tra fifties e eighties dei Blasters guidati dai fratelli Alvin ('Flat Top Joint'), delle atmosfere sognanti della strumentale 'Where Lovers Go' (The Jaguars), del trascinante rock dei chicani Thee Midniters ('Love Special Delivery'), uno dei gruppi più importanti per la formazione dei Los Lobos, e ancora il country blues dei Buffalo Springfield (il medley 'Bluebird/For What It' s Worth'), le ballate di Jackson Browne ('Jamaica Say You Will') , i Beach Boys ('Sail On Sailor').

"Non potrei dire che ci sia un filo conduttore per tutti questi artisti, ma in un certo senso è proprio questo che rende grande LA. Hai R&B e punk rock e rock-and-roll e folk, e in qualche modo convivono insieme in questa strana città che tutti chiamiamo casa" dice Steve Berlin.

E allora ascoltando il disco e chiudendo gli occhi ci si immerge nelle mille e più facce di LA, un secondo prima sei sotto il sole e la polvere di Mulholland Drive, un secondo dopo tra le luci e lo shopping di Rodeo Drive. Un secondo prima tra il travolgente garage dei Premiers ('Farmer Jihn'), un secondo dopo tra le braccia latine e romantiche di Willie Bobo ('Dichoso'). È solo questione di tempo. Sempre prezioso.

I Los Lobos per ribadire il concetto di appartenenza ci aggiungono una canzone, 'Native Son', scritta di loro pugno, l'unica di queste tredici. Buona estate. 





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