lunedì 5 aprile 2021

RECENSIONE: SMITH/KOTZEN (Smith/Kotzen)

SMITH/KOTZEN   Smith/Kotzen (BMG, 2021)



la forza di coppia

Due artisti che non hanno bisogno di troppe presentazioni: per Adrian Smith basta seguire la storia degli Iron Maiden dall'inizio fino ad oggi, togliendo gli anni novanta comunque passati in compagnia di Bruce Dickinson solista, per Richie Kotzen oltre a una carriera solista consolidata e costruita su ormai tanti dischi, ci ricordiamo anche dei tanti gruppi a cui ha prestato chitarra e voce (Poison, Mr. Big, Mother Head's Family Reunion, Winery Dogs). E di uno come Richie Kotzen io mi sono sempre fidato, ancor di più dopo averlo visto dal vivo: artista completo, non solo chitarra ma grande autore e una voce più che interessante e sorprendente. Per questo debutto la strana coppia (ma mica tanto) ha deciso di fare quasi tutto da sola: i due intrecciano le loro chitarre, suonano il basso un po' a testa, Kotzen si siede addirittura dietro alla batteria (lasciata  a Nicko McBrain nella tirata 'Solar Fire' e a Tal Bergman in altre tre tracce) e si alternano al microfono come fossero David Coverdale e Glenn Hughes in Stormbringer dei Deep Purple, disco che gli stessi Smith e Kotzen hanno indicato come uno dei fari guida. 

Registrato presso le isole caraibiche di Turks e Caicos, queste nove canzoni sono il risultato di un sodalizio che premeva da alcuni anni dietro a prolungate jam tra i due a Los Angeles. "Tra noi c'è stata una scintilla!" dice Kotzen. 

Era partito tutto con la composizione di 'Running', rock roccioso e carico di groove, si è sviluppato in nove brani, lunghi, hard ('Taking My Chances'), articolati, melodici (la distesa 'I Wanna Stay') dove l'amore per il blues fa da collante (tra le migliori la notturna 'Scars') ma dove ognuna delle due parti ha portato le proprie esperienze e virtù. 

"La prima canzone che abbiamo effettivamente sviluppato è stata 'Running' , a quel punto ho pensato: 'va bene qui sta succedendo qualcosa'. Quando poi abbiamo fatto 'Scars', che penso fosse la seconda traccia  che abbiamo messo insieme, a quel punto ho pensato che avessimo davvero qualcosa di speciale" racconta Kotzen. 

Così se l'hard funk di 'Some People' e gli umori southern con l'andatura alla Free di 'Glory Road' sono iscrivibili a Kotzen e al suo sempre troppo dimenticato progetto southern Mother Head's Family Reunion, l'articolata 'Til Tomorrow' sembra uscire da un disco solista di Bruce Dickinson o dal mai troppo osannato Brave New World degli Iron Maiden così come l'epicità di You Don't Know Me'. Non ci saranno canzoni memorabili ma tutto il disco suona compatto, vivace e vero. Se i due avranno la voglia di proseguire su questa strada ne sentiremo delle belle.





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