venerdì 17 aprile 2020

RECENSIONE in pillole: RITMO TRIBALE (La Rivoluzione Del Giorno Prima)

RITMO TRIBALE  La Rivoluzione Del Giorno Prima (Bagana Music, 2020)



non è mai troppo tardi
Ho ancora nel cuore e nelle orecchie quel primo "ritorno" live dei RITMO TRIBALE al Fillmore di Cortemaggiore. Chi si scorda più quella botta pazzesca appena partì la prima canzone? E le ingenue domande prima del concerto: ma ci sarà anche Edda? Era il 17 Marzo del 2007. Erano passati solo otto anni dall'ultimo disco Bahamas e sembrava già un'eternità. Edda naturalmente non c'era ma alla fine nessuno se ne accorse e quando si uscì, sudati con i cimeli (tra cui il disco della raccolta Uomini appena uscito) si aveva il sorriso e l'adrenalina a mille. I Ritmo Tribale in quel momento erano Andrea Scaglia, Alex Marcheschi, Briegel, Fabrizio Rioda e Luca Talia.
Ora eccomi qui a ventuno anni da quell'ultimo album che si apprestava a entrare nella "nuova civiltà del 2000" con tante speranze e qualche incertezza e a tredici da quel concerto. Oggi, 17 Aprile 2020 ci siamo dentro fino al collo in questi duemila. Fin troppo.
Sono passati veloci gli anni, "voglio I capelli di Jim Jarmusch" gridano, intanto i capelli io li ho persi. Sì li voglio anch'io quei capelli. Intanto loro sono gli stessi di quel concerto al Fillmore. Li ripeto: Scaglia, Marcheschi, Briegel (Andrea Filipazzi), Rioda, Talia.
C'è una sorta di mistica continuità con tutta la loro storia dentro a LA RIVOLUZIONE DEL GIORNO PRIMA, nonostante "le cose succedono, si trasformano secondo necessità". Sono successe tante cose lì in mezzo, ma è bello vedere che l'amore per i Killing Joke è rimasto quello di sempre, passato anche dal precedente progetto No Guru (dove lo slogan era "cammina con le mani in alto" qui diventa "alzati e cammina questa è la rivoluzione del giorno prima", sempre camminare dobbiamo) lì c'era 'Complicato' , ora c'è 'Resurrezione Show' riadattamento di 'The Death & Resurrection Show' da quella bomba che fu il disco del 2003 di Jaz Coleman e soci.
C'è ancora una soundtrack per la loro amata/odiata Milano in quel giro stoner che sa tanto di anni novanta in 'Milano Muori', ci sono chitarre elettriche che affondano, un groove micidiale con tocchi di antico rock'n'roll ('Le Cose Succedono'), l'ipnoticità di 'XXXX' ("lo stesso giorno si ripeterà..." cantano) testi diretti che vanno diritti al punto "ti infilerò paletti nel cuore per farti innamorare" canta Scaglia in 'Autunno', c'è un reinventarsi che passa da 'Buonanotte', quella di Mantra svestita di furore e abbigliata di sola voce e pianoforte.
"Io non voglio vivere in memoria di quello che poteva essere ma non è stato" cantano.
Comunque perso il momento giusto, non è mai troppo tardi per fare la rivoluzione.
Loro ci riprovano. Bentornati.





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