SETLIST: Love And Only Love/Standing In The Light of Love/Goin' Home/Days That Used To Be/Living With War/Love To Burn/Name Of Love/Blowin' In The Wind/Heart Of Gold/Barstool Blues/Psychedelic Pill/Cortez The Killer/Rockin' In The Free World/Who's Gonna Stand Up And Save The Earth
RECENSIONE:
“Grande Neil…ma la scaletta? Sì ma…la scaletta?”. Questo
il tormentone che ho sentito di più ieri
sera e oggi. La setlist? Coerente con la “coerente” incoerenza di tutta la carriera.
Strafottente esuberanza nel continuare a fare, suonare, cantare quello che ha
in testa, senza compiacere nessuno (eppure ci ha regalato la t-shirt “Earth”,
la stessa che indossava sul palco. Grazie). Con tutti i piacevoli difetti
inchiodati ai ferri del cavallo pazzo: un “Poncho” Sampedro compagnone in vena
di scherzi che mostrava il dito medio dalla
sua t-shirt personalizzata, un Ralph Molina quasi invisibile dietro ai suoi
tamburi, un defilato e serafico Rick Rosas con l’arduo compito di sostituire l’assente
Billy Talbot, due coriste a intensificare i cori e dare una pennellata soul ai
feedback della vecchia Old Black di Young.
Neil Young non canta ciò che vuoi, fa quello che sente.
In questa setlist ci ho visto un accorato messaggio di pace, amore e distensione
in giornate con il mondo attento, sconvolto, indignato ma impotente davanti alle sciagurate notizie che provengono
da Russia e Israele. Così anche canzoni apparentemente di serie B o C del suo vastissimo
repertorio rivivono con il significato aggiornato al 2014. ‘Living With War’
uscì nel 2006, un canto di protesta, elettrico, spontaneo e urlato in faccia al
presidente degli Stati Uniti George W.Bush
e la sua assurda guerra in Iraq- allora era Bush, ora scegliete voi-questo il
senso; ‘Name Of Love’ (prima che un’altra bomba esploda, fallo nel nome dell’amore/prima
che un altro missile voli, fallo nel nome dell’amore/per ogni ragazzo e ogni
ragazza, fallo nel nome dell’amore), un vecchio semplice, buonista e un po’
retorico pallino di Young, addirittura ripescata
dal “così e così” ‘American Dream’ (1988) (a me è sempre piaciuto e me la sono
cantata tutta), disco di quella reunion tra CSNY promessa a Crosby dallo stesso
Young come “premio” per un eventuale
rinascita dalla disgraziata vita in cui
era caduto Croz in quegli anni; l’incedere tribale di ‘Goin’Home’ con le metafore
sempre calzanti, è l’unica traccia di ‘Are You Passionate?’ che vede i Crazy
Horse nei credits, disco uscito all’indomani dell’11 Settembre-suonata con la stessa
intensità con cui avrebbero suonato una più nota ‘Cinnamon Girl’( che non c’è,
naturalmente). Per tutti ci sono le due
canzoni acustiche a metà concerto (le più famose e scontate della serata):
risposte che soffiano nel vento da circa cinquant’anni e nessuno è ancora stato
in grado di acciuffare e un cuore d’oro ancora tutto da conquistare che allevi
la solitudine, altrettanto difficile, ma alla portata di tutti noi comuni
mortali. Per il resto dell’universo c’è la versione monstre di ‘Cortez The
Killer’…
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