EILEEN ROSE Be Many Gone (Holy Wreckords/IRD, 2014)
Eileen Rose è una splendida pendolare del rock. Cantautrice americana dal sangue europeo, nativa di Boston nel Massachusetts, giovanissima si traferì a Londra, e proprio in Europa rilascia i suoi primi dischi solisti attraverso la Rough Trade. Dopo la spartiacque annata del 2001, nel 2003 decide di far ritorno a casa, stare vicina agli anziani genitori ma proseguire la sua via artistica già ben segnata con ancora più passione e dedizione. Be Many Gone è l'ottavo disco solista che raccoglie tutta l'esperienza accumulata in carriera e riversata in un affascinante, morbido e molto introspettivo viaggio d'autore condotto sia con la preponderante eleganza, quella della jazzata e soul She's Yours e dei sussurri di classico country di Prove Me Wrong, There Will Be Many Gone, Comfort Me e Wake Up Silly Girl con la pedal steel di Legendary Rich Gilbert (anche produttore) protagonista a tradire la sua nuova e tranquilla vita in quel di Nashville dove ha deciso di trasferirsi da qualche anno; sia con rari sprazzi di apparente divertimento, caliente e meticcio nei suoni mariachi di Each Passing Hour, una contagiosa girandola di violini e trombe con l'immenso Frank Black (Pixies) a duettare, frizzante nel rockabilly Just Ain't So che pare uscito da un vecchio disco di Wanda Jackson, ma anche nella vivace Queen Of The Fake Smile e nella ritmata Space You Needed, inizio e fine di un disco che fa da fedele specchio alla sua inquieta e affascinante personalità.
CARRIE NEWCOMER A Permeable Life (Available Light records/IRD, 2014)
Raffinata e intelligente cantautrice dell'Indiana che coniuga l'impegno sociale, la beneficenza e l'arte in modo perfetto, forse fin troppo verrebbe da dire ascoltando le sue canzoni prive di qualsivoglia sbavatura. Una viaggiatrice che raccoglie le esperienze in canzoni (ma anche libri) dove spiritualità, natura (la splendida copertina del disco parla chiaro) e amore universale si scindono in uno sguardo sempre curioso che accende nuove luci come canta in A Light In The Window. Carrie Newcomer ha vent'anni di carriera alle spalle, una dozzina di dischi e tanti riconoscimenti per la sua attività di ambasciatrice di cultura in giro per il mondo e un occhio sempre attento, vigile e critico verso l'umanità e la latente incomunicabilità che la divide. Quasi un dono, il suo. Voce calda, profonda e comunicativa che ricama su un folk raffinato e costruito su arrangiamenti ricchi di strumenti (viola, percussioni, organo e wurlitzer) ma non over prodotti, melodie affascinanti anche a presa diretta (Writing You A Letter) e contaminate da un pizzico di world music (l'universale Room At The Table), qualche numero più up-tempo e umoristico (Please Don't Put Me On Hold) che disegnano perfettamente uno stile di scrittura che il tempo ha saputo rendere riconoscibile. Prodotto da Paul Mahem (John Mellencamp, Lily &Madaleine, queste ultime anche ospiti in The Ten O'Clock Line) A Permeable Life è diventato anche un libro di poemi e saggi uscito in contemporanea al disco. Quando dice "le voci su questo album sono state cantate come se fossi seduta al tavolo di una cucina con l'ascoltatore" non si fatica a crederle visto che il suo messaggio universale sembra arrivare allo scopo e invitare tutti a scavare un po' più a fondo sotto la superficie delle cose e le corazze delle persone.
ELIZA GILKYSON The Nocturne Diaries (Red House Records/IRD, 2014)
Lo sbaglio più grande sarebbe confondere Eliza Gilkyson con le tante cantautrici che hanno seguito le tracce lasciate dalle ruote della macchina di Lucinda Williams lungo i campi arati americani. Eliza, nata a Los Angeles ma da tempo trasferitasi in Texas, ha dalla sua una carriera lunghissima, nata molto prima e tramandata da una famiglia immersa totalmente nella musica: il padre Terry fu un apprezzato musicista negli anni '50, anche autore di colonne sonore per la Walt Dysney, il fratello Tony militò con i Lone Justice e gli X, il figlio Cisco Ryder è qui presente, suona, produce e garantisce il futuro. Con un primo disco registrato addirittura nel 1969, solamente da metà anni ottanta in avanti la sua carriera ha preso quota, tanto da diventare lei stessa un punto di riferimento e autrice ricercata dai colleghi: cercatela nel tributo a Jackson Browne di fresca uscita, Looking Into You, dove rilegge Before The Deluge e sull'ultimo disco di John Gorka, Bright Side Of Down, duettare nella title track. Queste dodici canzoni, come la stessa autrice racconta, le sono arrivate in dono nel pieno della notte quando l'oscurità, paradossalmente, dona maggior risalto a storie, persone, visioni che la luce del giorno sembra volutamente nascondere. Un concept di canzoni immerse nel suono acustico e rilassato-con qualche sprazzo elettrico- tra country e folk, che raccontano storie d'inquietudine (la ballata An American Boy), disperazione (Not My Home), difficoltà (World Without End), di guerra (Where The Monument Stands scritta da William Stafford e John Gorka), di viaggi (la desertica Fast Freight) ma anche speranza e riscatto (The Red Rose And The Thorn, Midnight Oil, il bel country Eliza Jane), sogni (in Ark riscrive il racconto biblico di Noè come una bella fiaba), di vita vissuta come se dopo la notte non ci fosse un domani (No Tomorrow).
Qualche prestigioso ospite come Ray Boneville e Ian McLagan e la bellezza di un disco che scorre piacevole come una di quelle nottate trascorse al chiaro di luna a parlare, parlare e ancora parlare con la migliore delle compagnie possibili. Ed è già mattina...
vedi anche RECENSIONE: JOHNNY CASH-Out Among The Stars (2014)
vedi anche RECENSIONE: JOHN GORKA-Bright Side Of Down (2014)
vedi anche RECENSIONE: MARC FORD-Holy Ghost (2014)
vedi anche RECENSIONE: MICHAEL McDERMOTT & THE WESTIES-West Side Stories (2014)
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