CESARE CARUGI Pontchartrain ( Roots Music Club/IRD, 2013)
La prova ascolto sopra ad un'automobile? Sempre rivelatrice con dischi come questo. Meglio: piacevole. Poco importa se la mia quattro ruote non è una Cadillac Eldorado del '72 e le strade non sono troppo panoramiche. L'asfalto bollente d'Agosto, l'aria che entra dai finestrini, il sole che perfora i vetri e brucia la pelle, sono gli stessi che animano le strade del mondo, e come il "toscanaccio" (di Cecina) Cesare Carugi mi disse nell'intervista di un anno fa, parlando del suo debutto: "spesso e volentieri non è il dove sono che mi ispira ma il cosa vedo. “Here’s To The Road” ha un approccio visivo tutto americano, ma le strade dove è nato sono anche quelle italiane. La strada è la strada ovunque tu vada." Pensiero che si adatta bene anche questa volta, arricchendosi di tanti altri particolari, ancor meglio se si inizia il viaggio dal radioso e placido ciondolamento '50 della speranzosa ultima traccia We'll Meet Again Someday, proprio quella con il video girato sopra ad una Cadillac Eldorado che scorazza per le nostrane vie tricolori in compagnia delle due chitarre degli orobici Mojo Filter, Carlo Lancini e Alessandro Battistini, a cui si aggiunge, su disco, anche il bassista Daniele Togni (ospiti graditi), e capisci quanto sia tutto vero. Canzone impeccabile.
Se il debutto Here's The Road (2011) vi era piaciuto, potete prolungare la gioia perché questo seguito, pur discostandosi dal precedente disco preferendo una maggiore omogeneità di fondo e facendosi apprezzare per il minuzioso lavoro negli arrangiamenti, è un altro piccolo miracolo tutto italiano di musica "made in America". L'ennesimo, oserei direi. Qui ci stanno viziando bene.
Meno diretto e più costruito, più scavato in profondità e meno istintivo, Pontchartrain è un viaggio agro-dolce che preferisce il lungo e disteso passo delle ballate, lasciando gli scatti rock unicamente all'apertura Troubled Waters, un numero alla Tom Petty & Heartbreakers che pare una outtake-di quelle buone-di Damn The Torpedoes impreziosita dalla slide dell'ospite Paolo Bonfanti capace di delineare spazi infiniti; all'incedere garage/psychobilly della terremotante (termine purtroppo adatto, visto il testo) Crack In The Ground , tetra e carica di chitarre elettriche (oltre a quella di Carugi, anche Leonardo Ceccanti e Matteo Barsacchi) e alla seconda parte di Your Memory Shall Drive Me Home, canzone che si sviluppa nell'intenso crescendo.
Carugi questa volta sembra preferire il gioco delle sfumature e lo si capisce quando con una magistrale prova vocale ci fa immergere dentro alle atmosfere soul/blues, fumose, notturne e sudaticce di My Drunken Valentine-già elevata a mia preferita-che fin dal titolo ci promette un giro tra il romanticismo e la decadenza metropolitana di piccoli club malfamati e vicoli sempre troppo stretti, gli stessi frequentati dal giovanissimo Tom Waits o dal miglior Billy Joel di ritorno nella grande mela di metà anni settanta, con i tasti del pianoforte di Jacopo Creatini a battere l'atmosfera giusta ed il testo che recita una storyboard fascinosamente intrigante; pianoforte che diventa protagonista insieme ai fiati (sax e clarinetto) in When The Silence Breaks Through, ballata epica che cita in causa Van Morrison e lo Springsteen romantico, sognatore e perso tra la giungla d'asfalto. Basterebbero queste due canzoni per capire l'alto livello raggiunto da Carugi come autore, qualità che lo porta a bussare alla porta dei grandi songwriters d'oltreoceano (a partire da John Prine arrivando fino a Ryan Adams) e ulteriormente confermata dal copione cinematografico, disteso e romantico degli amanti protagonisti di Charley Varrick cantata in coppia con Marialaura Specchia, cantante che abbiamo già conosciuto nei bravi-e concittadini di Cesare-Verily So; nella ballata acustica Drive The Crows Away con il prezioso violino di Chiara Giacobbe ad indicare la strada; nelle tristi solitudini da west coast notturna di Long Nights Awake con l'armonica di Andrea Giannoni a contare le stelle; o nelle paludi calpestate che circondano il lago Pontchartrain che oltre a dare il titolo al disco ed al blues di Pontchartrain Shuffle, che si avvale della chitarra di Francesco Più, delimita una impeccabile prova d'autore che meriterebbe di strabordare oltre ogni confine, nazionale ed internazionale. Il momento è giusto.
In uscita il 24 Settembre 2013.
vedi anche INTERVISTA: CESARE CARUGI, 7 Marzo 2012
vedi anche RECENSIONE: CESARE CARUGI-Here's To The Road (2011)
vedi anche RECENSIONE: MOJO FILTER-The Roadkill Songs (2013)
vedi anche RECENSIONE: DANIELE TENCA-Wake Up Nation (2013)
vedi anche RECENSIONE: LUCA MILANI-Lost For Rock'n'Roll (2013)
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