venerdì 10 febbraio 2012

RECENSIONE: CISCO ( Fuori i Secondi )

CISCO Fuori i Secondi (Color Sound Indie,2012)

Sapori antichi, album fotografici sbiaditi, biografie consumate, futurismo, racconti epici da osteria di provincia e numeri sensazionali da circo di inizio secolo('900 ovviamente).
Per il terzo album solista, dopo La lunga Notte(2006) e Il Mulo(2008), Stefano "Cisco" Bellotti, si traveste da grande capo banda di inizio '900, andando a raccontare dodici storie/canzoni, sospese tra amarcord, amore per la sua terra emiliana e i suoi "illustri" abitanti di seconda schiera, e speranza nel futuro travestita da sano ottimismo. Piccoli ritratti che fanno compiere all'ex cantante dei Modena City Ramblers un lungo e ben disteso passo in avanti nella scrittura, avvicinandosi sempre più a quella forma cantautorale inseguita fin dal suo abbandono dei Ramblers.
Un disco che fin dal titolo, preso in prestito dalla boxe, vuole prendere la parte più ottimista della vita, andando a riscoprire il passato legato a situazioni e personaggi "perdenti" che solo il tempo ha riscattato: c'é l'immensa lontananza (quasi prog nel suo incedere) nel diario di bordo di Yuri Gagarin, primo uomo a vedere la terra da una nuova e insolita prospettiva; c'è il sofferto e commovente ricordo di Augusto (Daolio, ex cantante dei Nomadi), compianto corregionale di cui quest'anno, ad Ottobre, ricorrono i vent'anni dalla morte; ci sono la "pazzia" di Antonio Ligabue, il pittore, tanto deriso in vita quanto rivalutato in morte e poi c'è una delle storie più epiche dello sport italiano, lo swing di inizio '900 cantato in dialetto di Dorando (Pietri, atleta vincitore delle medaglia d'oro mai vinta alle olimpiadi di londra del 1908).
Lontano dalla rivoluzione "populista" della grande famiglia, ma più vicino ad una rivoluzione poetica che chiama in causa immagini seppiate e ricordi di un tempo che fu. Si circonda di vecchi amici ex Ramblers che danno una mano in fase di scrittura: Giovanni Rubbiani, Alberto Cottica e Kaba Cavazzuti e una band ormai colladauta dove spiccano le presenze di Andrea Faccioli alle chitarre e il maestro Francesco Magnelli(ex Moda, CCCP,CSI e PGR ) al piano e tastiere.
Uno sguardo sul mondo visto da diverse prospettive geografiche e temporali.
Il passato e il presente messi a confronto in La Dolce Vita: il disagio e il duro vivere dei nostri giorni raccontati, rispolverando nostalgicamente la spensieratezza neorealista della "Dolce vita " di Fellini e Mastroianni, e la pesantezza-pessimistica della vita agra di Luciano Bianciardi; costruendo un mariachi folk come Golfo Mistico o prendendo consapevolezza dei tempi che si stanno vivendo in I Tempi siamo Noi.

Lo sguardo introspettivo nella poetica fantasiosa della leggera ballad pianistica Lunatico, sospesa tra sogno e realtà ; l'importanza dei piccoli gesti nella preghiera Credo e il ritratto autoironico/biografico del Il Gigante, folk/blues in gran stile big band e forti accenni waitsiani.
Infine due amare ma speranzose dediche ai luoghi e alla lontananza: Una Terra di Latte e Miele ed Emilia.
Un disco che profuma di vecchio (in senso buono), sia musicalmente che testualmente. Una maturità di scrittura raggiunta con l'aggiunta di sopraffini arrangiamenti (Augusto e Gagarin sono un buon esempio) ed una sfida-quella di abbandonare nel 2005 i famosi Ramblers-che a questo punto si può dire più che vinta.


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