Basta poco per capire che Made Up Mind, seconda prova in studio del gruppo dei coniugi Derek Trucks e Susan Tedeschi, ha un passo decisamente superiore al pur multi premiato debutto Revelator uscito nel 2011. Bastano i primi trenta secondi della title track per capirlo, e non perché questa sbuffi più del solito come una locomotiva priva di freni nel suo circolare boogie blues a carattere evangelico-tra le undici canzoni è la traccia più prossima al rock insieme alla torrenziale The Storm che cita l'uragano Sandy prima di sfociare nelle jam finale con la chitarra di Trucks che s'infiamma-ma perché simboleggia perfettamente l'affiatamento acquisito con il tempo, la raggiunta consapevolezza di riuscire a trattare la materia con piglio autoritario ed un amalgama di squadra sublimato durante i concerti (e impresso su Everyboy's Talkin'-2012) e che il precedente disco lasciava solo intravedere. La simbiosi perfetta tra il talentuoso chitarrista, figlio d'arte già in scena con i riflettori puntati a soli dieci anni d'età e già nel mito solo per far parte del "mito" Allman Brothers Band ma anche con sei dischi sul groppone incisi con la prima incarnazione della band a suo nome, e la vocalità della cantante che finalmente esce in modo prepotente anche grazie al supporto di una super band ampliata di otto elementi (più una pletora di bassisti ospiti) che dalle retrovie tiene sempre accesa la candela, ricordando a più riprese le grandi famiglie musicali allargate degli anni settanta, da Delaney e Bonnie ai Mad Dogs di Joe Cocker. Due batteristi, uno per cassa, sezione fiati sempre presente, ed il gioco è fatto. "Quando è stata l'ultima volta che avete passato una serata in compagnia di undici persone di vostra conoscenza? Che non sia un matrimonio o un funerale. O un compleanno. O una riunione di lavoro". Così Mike Mattison, (ex?) cantante della Derek Trucks Band e solo corista qui (purtroppo), inizia la presentazione del disco nelle note introduttive del libretto, sottolineatura per ribadire quanto il gruppo abbia raggiunto l'amalgama e l'equilibrio perfetti.
La nota di maggior rilievo arriva dalla voce della Tedeschi che senza alzare troppo i toni, conduce a proprio piacimento l'andamento prevalentemente melodico e soul che avvolge un disco che preferisce fare sosta alla fermata con il cartello recante la scritta Memphis: dalle atmosfere R&B, doo-wop, ariose e assolate di Part Of Me cantata in coppia con il trombonista Saunders Sermons che incanta grazie allo splendido ed evocativo falsetto, alla melodica Idle Wind dove un dolce flauto jazzato suonato da Kofi Burbridge serpeggia e dispensa oniricità tra le trame leggere e sognanti di una chitarra acustica, il funk di Misunderstood, il dolce soul di Sweet And Low, o la finale e acustica Calling Out To You suonata e cantata unicamente dai due, a sancire-romanticamente-l'unione famigliare e il matrimonio musicale, e già li si immagina interpretarla seduti fianco a fianco sopra a due sgabelli durante i concerti.
Registrato a Jacksonville, prodotto dallo stesso Trucks insieme a Jim Scott, e scritto insieme a numerosi autori/amici tra cui spicca Gary Louris (la già citata Idle Wind, il southern/funk Whiskey Legs), Made Up Mind avvolge nella forza della compattezza dei testi intrisi di amore e fede religiosa (It's So Heavy) che solo gli sparsi assoli slide di Trucks interrompono per l'estrema goduria delle orecchie-si ascolti All That I Need per lo strappo e la sontuosa Do I Look Worried per il ricamo. Un disco impeccabile, suonato in totale libertà. Creato e registrato, con la gioia e la devozione necessarie, da persone nate già con le note musicali che nuotavano libere nel sangue per raggiungere gli ascoltatori amanti delle trasfusioni di buona musica, quella senza tempo e scadenza.
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(2013)
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