venerdì 3 agosto 2012

RECENSIONI:SOULSAVERS(The Light the Dead See) MARTY STUART (Nashville,volume1) ULTRAVOX(Brilliant)

SOULSAVERS The Light the Dead See (V2, 2012)


Rich Machin e Ian Glover non ci mettono mai la faccia. Sono due lavoratori/arrangiatori/produttori all’antica a cui piace lavorare e costruire nel retropalco, lasciando alle prime donne gli applausi. Prima Mark Lanegan, ora Dave Gahan. Cambia il protagonista, non cambia il valore di una formula che ha ampiamento passato il collaudo. Lasciata, in modo quasi del tutto definitivo, l’elettronica del primo disco, superato il nero pece della profondità blues della voce di Lanegan che aveva elevato It’s Not How Far…(2007) e Broken(2009), si lanciano nell’arricchire e vestire le profonde e personali liriche scritte da Gahan, con slanci orchestrali e cori gospel che spingono il disco verso una spiritualità drammatica dove il cantante dei Depeche Mode ritrova nuovi slanci vocali sentiti di rado nel suo gruppo madre. Anche se a volte la pomposità compositiva supera la soglia limite, Take me back home, Presence of God, il singolo Longest Day, promettono di far dimenticare il pregevole lavoro fatto con Lanegan. Un applauso a tutti.



MARTY STUART Nashville, volume 1:Tear the Woodpile Down (Sugarhill Records, 2012)

Il giorno che il giovanissimo Marty Stuart, appena dodicenne, approdò a Nashville, città che rappresentava già un sogno predestinato,dovette aspettare ore prima di incontrare colui che lo invitò nella città del country per offrirgli il primo lavoro in campo musicale. In quei momenti di attesa, Stuart non perse troppo tempo e si avventurò, solo, alla scoperta della città. Quello spirito di ricerca gli rimase per tutta la carriera. Marty Stuart con i suoi dischi, le sue memorabilia raccolte in un museo e le sue trasmissioni televisive rimane una delle più fulgide memorie storiche “viventi” della country music. Adesso che anche i più grandi, uno ad uno, stanno passando a miglior vita, a lui il compito di preservare la forza e la tradizione del genere. In compagnia dei suoi fedeli Fabulous Superlatives spazia tra classic country ( Holding on to nothing), melodie notturne molto’50 (The Lonely Kind), scatenati country/rock (Tear the Woodpile Down), fino al duetto con il fuorilegge più temibile di questi anni 2000, Hank III in Picture from life’s other side.

ULTRAVOX Brilliant (EMI, 2012)

Quando parte Live, capisci che c’è tutto: la voce di Midge Ure, il pianoforte, i chorus accattivanti e melodici, i sinth new vawe, le chitarre al posto giusto, gli arrangiamenti orchestrali, da qualche parte più avanti (Satellite, Contact), c’è perfino il violino che riporta a Vienna. Tutto quello che ha fatto scuola ed influenzato milioni di band fotocopia degli anni zero, c’è. Quando arrivi all’ultima traccia Contact però ti chiedi se tutto questo non lo avevi già sentito mille altre volte, senza la differita temporale di vent‘anni e con la genuina epicità, qui sostituita dal buon mestiere. Sospinti dal fortunato tour di reunion del 2009, la formazione storica anni ‘80, attiva fino al 1984 (Midge Ure, Billy Currie, Chris Cross e Warren Cann) tenta il gran ritorno discografico. Nulla da buttare ma ci si stanca parecchio prima di arrivare alla fine, senza che qualche buona melodia si faccia ricordare. Chi ha amato solamente la prima parte di carriera con John Foxx, nemmeno si avvicinerà a questo disco, tutti gli altri potranno riprendersi le loro vecchie copie di Vienna, Rage in Eden e Lament. Sarà bellisimo lo stesso.

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