ALICE COOPER The Revenge Of Alice Cooper (ear Music/Edel, 2025)
siam tornati
Il giusto e meritato clamore mediatico intorno alla morte dell'amico Ozzy rischia di distogliere l'attenzione su questo importante ritorno appena uscito: la Alice Cooper Band grida vendetta e torna in pista cinquant'anni dopo lo scioglimento. A questo ritorno Alice Cooper ci aveva preparato a piccole dosi riunendo la band in più occasioni per alcune canzoni nei suoi dischi più recenti ma questa volta il miracolo è completo, o quasi, e la cosa si fa seria o quasi: c'è pure l'unico assente giustificato, Glen Buxton morto a soli 49 anni nel 1997, con il recupero di un vecchio nastro con la sua chitarra impressa e quindi aggiunta al rock’n’roll in stile Chuck Berry di 'What Happened To You'. Ma tranquilli: è l'unica concessione alle stranezze di un disco suonato come si deve dall'inizio alla fine. Quindi eccoli tutti lì, ritratti in copertina come fosse una vecchia locandina cinematografica di un horror movie di serie... A (naturalmente): Alice Cooper, Michael Bruce (chitarra), Dennis Dunaway (basso) e Neal Smith (batteria), tutti apparentemente arzilli, grintosi e prossimi agli...ottanta.
Arrivati al culmine della loro carriera nel 1973, partita sotto l'influenza e l'aiuto di Frank Zappa con l'apice toccato con il tour che seguì Billion Dollar Babies, la Alice Cooper Band si prese un periodo di meritato riposo per tornare quasi subito con il deludente Muscle Of Love che ne sancì la definitiva fine a favore dell' avvio della carriera solista di Mister Vincent Furnier, partita in quarta con Welcome To My Nightmare. Per sapere come andarono le cose dopo c'è la biografia di Alice Cooper.
A tenere unito il tutto l'immancabile mano del produttore Bob Ezrin, indicato come regista allora come oggi e la chitarra del trentacinquenne Gyasi Heus, vera sorpresa a fare le veci di Buxton. "È davvero surreale, un onore incredibile poter lavorare con questi ragazzi" dice lui, ragazzo dall' aspetto androgino che pare appena uscito da una band glam degli anni settanta, adora Jimmy Page ed è stato provinato con 'I Ain't Done Wrong' cover degli Yardbirds poi finita qui sul disco.
Dalla strisciante partenza con 'Black Mamba', preceduta dallo spoken di Alice Cooper e che vede il cameo chitarristico di Robby Krieger (The Doors) alla finale 'SeeYou On The Other Side', omaggio a Buxton sotto forma di ballata e che sa di arrivederci (prima o poi ci si ritroverà da qualche parte), è la consolidata unione di humor nero, teatralità, colpi ad effetto e rimandi al passato in compagnia di ragni velenosi, studi psichiatrici, mosche fastidiose e locande di serie...B (naturalmente).
La veloce e saettante 'Wild Ones', la jazzata e swingante 'What A Syd', il blues di 'Intergalactic Vagabond Blues' con Alice all'armonica, le chitarre hard di 'Up All Night' e 'Crap That Gets In The Way Of Your Dreams', il rock doo-woop di 'Kill The Flies', la più dark 'One Night Stand', i rimandi all'Alice Cooper da classifica periodo Poison di 'Famous Faces'.
I garage days anni sessanta di inizio carriera di 'Money Screams' fino alla più articolata e lunga 'Blood On The Sun', psichedelica e cangiante, sicuramente uno dei migliori momenti di un disco scritto in squadra e suonato da veri marpioni del rock'n'roll. L'attitudine è più garage che hard rock.
Pare che si divertano ancora un mondo ed in effetti il disco viaggia con piacere nonostante raggiunga quasi l'ora di durata. Sulla carta pare un'operazione nostalgica ma chi segue Alice Cooper da sempre sa che il nostro pur tornando spesso indietro nel tempo lo ha fatto sempre con i piedi ben piantati nel presente: suoni e attitudine sono del 2025, nonostante sia stato registrato alla vecchia maniera in studio di registrazione.
Quando si tratta di registrare nuovi dischi non è secondo a nessuno e i suoi spettacoli live lo confermano sempre sul pezzo.
"Siamo ancora qui e non siamo mai stati meglio" dice. A questo punto sarebbe bello aspettarsi un tour con questa formazione e quel vecchio repertorio di canzoni.
Nessun commento:
Posta un commento