venerdì 22 gennaio 2021

RECENSIONE: THE BONEBREAKERS (Party Time!)

THE BONEBREAKERS
    Party Time! (2021)
 




let's go party

Percorrendo gli intrecci stradali di Brescia (e provincia) in questi ultimi sei anni, mi sono spesso imbattuto in intrecci musicali di mio gradimento, quelli legati al rock'n'roll, al blues, al country, al folk di matrice americana. In fondo a questo disco ce n'è uno di questi intrecci: vi partecipano i padroni di casa naturalmente, il bluesman del lago d'Iseo Cek Franceschetti, il bassista Andrea Bresciani direttamente dagli Hell Spet e i lanciatissimi Superdownhome (Beppe Facchetti e Enrico Sauda), in questo momento certamente la band più in vista della scena bresciana. 'City Blues' è un bluegrass nato durante questi difficili mesi, un esplicito invito al ritorno alla semplicità suonato come si farebbe in qualche juke joint sperduto nel sud degli States. 
 Esce oggi, 22 Gennaio 2021, Party Time! il nuovo disco dei BONEBREAKERS, la creatura di Alle B. Goode, chitarra con "il manico perennemente impennato" di Slick Steve And The Gangsters, uno dove i cromosomi di Chuck Berry e dello Springsteen più rock'n'roll (quello di The River per intenderci) sembrano sempre tenersi per mano, di Mattia Bertolassi (batteria) e di Andrea Braga al basso. Il disco è stato registrato nello studio dei fratelli Poddighe con il padrone di casa Carlo Poddighe che aggiunge un sempre presente piano honky tonk che sembra dare nuovo colore alla musica del trio, unitamente alla presenza del sax suonato da Antonio Saldi e Peter Hector Ace. 

E il titolo dell'album, insieme alla copertina disegnata da Biro, mantiene quello che promette. Un invito a mettere i problemi da parte, uscire (prima o poi si potrà) e divertirsi. Lo si capisce subito dall'iniziale' Keep The Beat, Move Your Hip, Stomp Your Feet', canzone davanti la quale è difficile stare fermi e non battere il piede. Una scorribanda di contagioso rock'n'roll con due cover come il classico rockabilly 'Seven Nights To Rock' (quante volte l'abbiamo sentita?) e il traditional 'Downtown Strutter' s Ball' a fare da collante. Tra il dichiarato omaggio ai Sonics ('It’s Been A Long Time'), un mambo esotico fradicio di alcol ('My Baby Likes to Mambo') che fa coppia con il rock'n'roll da bancone ' Three Shots of Tequila', una 'Let Some Good Roll' che corre veloce in una ipotetica autostrada che collega New Orleans ai T. Rex di Marc Bolan, un omaggio a un vecchio rocker di casa ('Trashman Blues'), e una heartbreaker song che viaggia dalle parti dei Creedence Crearwater Revival ('Cherry Cherry'), l'album va giù come il più veloce degli shot di Tequila. Avanti c'è posto per un altro. 
L'augurio migliore è che il party riprenda esattamente lì dove lo avevamo lasciato circa un anno fa: in mezzo tra il bancone e il palco di qualche locale. Cheers.





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