venerdì 11 ottobre 2019

RECENSIONE: CHRIS KNIGHT (Almost Daylight)



CHRIS KNIGHT   Almost Daylight (Drifters Church Production, 2019)
 
 
 
 

la voce di un vero lavoratore
Quando uscì Little Victories, il suo ultimo disco, Chris Knight coronò un piccolo sogno: duettare con John Prine, il cantautore che più di chiunque altro lo stimolò in giovane età a prendere una chitarra in mano e raccontare storie, anche se il suo debutto arrivò quando di anni ne aveva già 37, dopo aver conseguito una laurea in agricoltura e aver lavorato nel settore minerario per molti anni.
Sono passati sette anni dall'ultimo disco e i due si incontrano nuovamente in 'Mexican Home' una vecchia canzone di Prine del 1973 che chiude ALMOST DAYLIGHT il disco che segna il ritorno di Knight.
Nel 1998 quando uscì il debutto fu subito chiaro che il songwriting di Knight andava nella stessa direzione di gente come Prine, Guy Clark, John Mellencamp (la voce è quella). Ai tempi la stampa fece ancor di più e impiegò poco nel farlo diventare il "nuovo" Steve Earle.
Sono passati vent'anni e quel ragazzone del Kentucky dalla faccia rassicurante e paciosa, a parte la voce cambiata e segnata incredibilmente dal tempo, rivelatrice dei suoi 59 anni, non ha cambiato il suo linguaggio semplice, legato alla gente comune, ai perdenti, ai solitari, ai viaggiatori ('Almost Daylight' scritta insieme alla cantautrice Christy Sutherland), i sognatori, al trascorrere del tempo con le sue atroci verità ('The Damn Truth'), alle difficoltà quotidiane incontrate lungo le strade che portano nelle "small town" della sua zona (lui arriva da Slaughters con le sue 300 e poco più anime) abitate da gente legata ancora al mondo rurale e all'unico bene, il carbone, che mantiene ancora il lavoro dalla parte della sicurezza. Un cantautore alla vecchia maniera a cui piace poco l'avventura e che entra in scena solamente quando ha qualcosa da dire.
"Se non ho qualcosa che valga la pena di dire, non apro bocca, motivo per cui ho impiegato sette anni per realizzare questo album".
Un abitudinario della musica che non saprebbe ingannati per nessun motivo al mondo. Ecco così canzoni country rock dal sapore southern costruite con semplicità insieme al produttore Ray Kennedy (già con Lucinda Williams, Steve Earle) che viaggiano quasi tutte alla stessa velocità, mai troppo sostenuta, scandita da chitarre elettriche taglienti che si espandono nell'aria ('Crooked Mile') - da notare la presenza della sei corde di Dan Baird (ex Georgia Satellites) che firma anche 'Go On' e di Lee Ann Womack voce in 'Se d It On Down' - o da folk, con il violino, come fa nella rilettura di 'Flesh And Blood' di Johnny Cash.
"Almost Daylight penso sia un titolo piuttosto interessante per un album. Potrebbe significare molte cose per molte persone, come superare un periodo di oscurità nella vita stessa. Proprio prima dell'alba, perché è sempre più buio prima dell'alba." Domani è un altro giorno.
 
 
 
 

 
 
 

1 commento:

  1. FANTASTICO DOPO AVERLO SCOPERTO DA QUASI UN ANNO ASCOLTO SOLO LUI MUSICA INCREDIBILE....DELLA PROFONDA AMERICA

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