mercoledì 29 marzo 2017

It's Just Another Town Along The Road, tappa 4: MATT WALDON (Grow Up)

MATT WALDON Grow Up (Arkham Records/IRD, 2017)




Due anni fa, al Buscadero Day, Matt Waldon si presentò al pubblico con un set di canzoni dal taglio rock e chitarristico, lasciando trasparire il suo possibile futuro discografico. Il tempo passa veloce, (aggiungete: un purtroppo) ed ecco qui il frutto di questi due anni di lavoro: tutto come previsto, tanto che anche il simpatico disegno di copertina lo ritrae esattamente com'era vestito quel giorno. Visto che si parla di copertine, vorrei fare un plauso alla cura dei dettagli con cui il tutto viene confezionato con l'ormai immancabile plettro all'interno. Faremo una collezione, spero più lunga possibile. Il cantautore di Padova si avvale ancora dell'aiuto prestigioso di Kevin Salem al mixer e come musicista in alcuni brani, cementando un'amicizia che da oggi potremo chiamare di vecchia data. Registrato tra Padova e Woodstock, GROW UP è senza dubbio il disco più personale tra i tre registrati in carriera da Matteo: il primo OKTOBER (2012) era la summa di tutte le sue prime esperienze musicali, un disco che andava a pescare in tante direzioni, il secondo LEARN TO LOVE (2014), era più omogeneo e brumoso e prediligeva il lato acustico.
GROW UP è un disco che fa poco per compiacere l'ascoltatore, le dieci canzoni viaggiano diritte per la loro strada senza troppi occhiolini di circostanza: lo si capisce immediatamente dalla traccia d'apertura e ripresa pure nella traccia fantasma che chiude il disco, Hungry Bears (anche nome del gruppo che lo accompagna), è uno strumentale dal piglio psichedelico che fa da introduzione, ma che non svela ancora nulla della direzione in cui andranno a viaggiare la maggioranza delle dieci canzoni. Almeno fino all'attacco tambureggiante di 7 Beers, rock song con le chitarre davanti  e l'umore di chi ama annegare i dispiaceri sopra al bancone di un bar nel retro. Sulla scia si accoderanno le dirette You'll Never Get Back, No Slaves e Grow Up. Punta sulla parte più elettrica della sua musica, quella tesa, graffiante e acida, tanto scura che 21 Cigarettes, introdotta dal basso di Francesco De Negri, sembra addirittura recuperare un riff di chitarra abbandonato dalla new wave più rock degli anni ottanta. Ci sento i Killing Joke,
Nella parte centrale emergono invece due ballate molto personali ma dal carattere molto forte: Save Me, guidata dal violino suonato da Chiara Giacobbe, affronta l'amore e i chilometri (e sotto, nell'intervista, potrete leggere il rapporto di Matt con il viaggio), mentre la dedica alla madre della dolce ?!%$, con il violino e la seconda voce di Debby Clinkenbeard, svela il lato più malinconico e privato.
Quando Matt dice che Ryan Adams non manca mai nello stereo della sua auto durante gli spostamenti, io rispondo che ultimamente GROW UP staziona nella mia. Metto in moto e parto.





In viaggio con Matt Waldon


I km nel tuo disco. Il viaggio ha influenzato le tue canzoni?
Certamente! Amo viaggiare e molte delle mie canzoni sono nate durante alcuni di questi viaggi o da riflessioni fatte al rientro a casa.
Non è una regola fissa ma è accaduto spesso e in tutti e 3 i miei album ci sono canzoni che raccontano di esperienze ed emozioni vissute proprio durante questi viaggi.

Tour. Aspetti positivi e negativi del viaggiare per concerti in Italia. Dove torni spesso e volentieri?
Lasciamo la parola “Tour” a chi veramente macina Km per settimane, mesi, i miei al massimo si possono definire “Mini Tour”. Aspetti positivi del viaggiare per concerti in Italia sono appunto in primis il viaggiare perché è un qualcosa che amo, conoscere gente nuova e scoprire realtà nuove. Sicuramente una parte della mia vita a cui difficilmente rinuncerei. Aspetti negativi non ne vedo, li chiamerei piuttosto imprevisti, come la disorganizzazione di alcuni locali, la mancata risposta del pubblico, esperienze che comunque servono per crescere!
Il club che amo e dove torno più spesso a suonare, non l’ho mai nascosto, è il “Club Il Giardino” di Lugagnano (VR), un vero e proprio tempio della musica live in Italia, un palco che ha visto innumerevoli importanti personalità della musica nazionale ed internazionale, un vero Club con la C maiuscola dove l’artista può esprimersi a 360 gradi con la certezza & la consapevolezza che il pubblico presente è realmente li per ascoltare ogni singola nota, accordo, parola o frase espressa.

Radici o vagabondaggio. Cosa ha prevalso nella tua vita?
Entrambi, ripeto, amo viaggiare conoscere nuove realtà ma allo stesso modo amo le mie radici, rifugiarmi in loro è per me fondamentale, non riuscirei a vagabondare senza le mie radici.

Viaggio nel tempo. Passato: per chi o per quale tour avresti voluto aprire come spalla? Futuro: come ti vedi tra vent’anni?
Qui la scelta è difficile, quasi impossibile, diciamo che mi sarebbe piaciuto aprire i concerti di Bob Dylan & Tom Petty nel 1987 durante il loro True Confessions Tour, sarebbe di sicuro stata un incredibile esperienza mistica!
Tra vent’anni non mi vedo, ho imparato vivere alla giornata, è la cosa migliore in questo mondo!

La canzone da viaggio che non manca mai durante i tuoi spostamenti.
Anche qui è dura rispondere, non esiste una canzone da viaggio che non manca mai durante i miei spostamenti, esiste l’artista che non manca mai durante i miei viaggi, e questo sicuramente è Ryan Adams.




 

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