lunedì 3 aprile 2017

RECENSIONE: THEE JONES BONES (This Is Love)

THEE JONES BONES       This Is Love (La Stalla Domestica, 2017)





Il sesto disco della band camuna, attiva dal 2001, è stato presentato durante lo scorso weekend: prima in città a Brescia, poi a Darfo Boario Terme nella loro Val Camonica. Assistendo al primo concerto al Lio Bar (immancabile punto di riferimento per la musica bresciana e non solo) ho potuto testare di persona il mood che caratterizza gran parte di THIS IS LOVE: la presenza di due coriste (Tiziana Salvini e Anna Pina) alla sinistra del trio era sintomatico di qualche cambiamento che su disco viene poi amplificato dalla presenza di una sezione fiati in alcune tracce. Rimane intatta quella semplice magia ad alto volume composta da basso, chitarra e voce che semplificheremo in una bella parola mai passata di moda, rock’n’roll (a morte chi dice: è morto!), ma questa volta il passo più lungo è in direzione America e vengono aggiunte due mani di R&B e soul che fanno tanto Muscle Shoals: ‘Like A Sunshine In The Morning’ e ‘La La La’ (con la voce ospite di Alessandra Cekka Cecala) sono due blues mordenti e dal groove incalzante, mentre ‘Mother’s Heart’ rallenta il ritmo, diventando un ballata soul, sulle impronte della voce dell’ospite Ceki Blues.
Luca Ducoli (voce e chitarra), Paolo Gheza (basso) e Sergio Alberti (batteria) rimangono quella genuina macchina da guerra dei precedenti dischi, dove l’hard blues britannico e il southern rock, il garage made in Detroit e il blues del Mississippi, la solare e psichedelica west coast californiana si rincorrono senza conflitto lungo dieci tracce, spalmate in due facciate di plastica rosso fuoco, proprio come succede nei nostri cari vinili dei 70 impilati sotto il vecchio stereo, con tanto di brevi e suggestivi intermezzi acustici che preparano alle imminenti esplosioni. ‘A Season In Your Soul In The Shadow Of The Sun’ introduce ‘Welcome To The Show’, una vera e propria chiamata alle armi dal taglio hard seventies che durante i live servirà da apripista e dare la scossa primordiale, ‘Little Moon’ è un siparietto acustico che sembra emergere da una bayou e ci prepara a ‘Hey Man (a Song For Johhny Cool)’, omaggio dichiarato a Phil Lynott suonata come dei redivivi Thin Lizzy e con la chitarra ospite di Rick Phillips a primeggiare, mentre ‘Every Cloud Is A Silver Lining’ è l’apripista verso il gran finale chiamato ‘Take It Easy’, che è più Rolling Stones degli ultimi Stones. Se aggiungete presenza scenica e una naturale propensione a jammare e allungare durante i live il gioco è fatto. Un disco grezzo e diretto, nonostante le tante sfumature di abbellimento aggiunte, perfettamente in linea con la precedente produzione. Si va sul sicuro. A vincere sono ancora una volta l'attitudine giusta e la passione vera.


vedi anche
BRESCIA ROCK (5 band da conoscere: Slick Steve & The Gangsters, Van Cleef Continental, Thee Jones Bones, Il Sindaco, The Union Freego)


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