lunedì 14 dicembre 2020

RECENSIONE: RYAN ADAMS (Wednesdays)

RYAN ADAMS  Wednesdays (Paxam Records, 2020)



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Possiamo farlo entrare tra i migliori dischi di questo 2020, oppure prenotargli un posto tra quelli che usciranno nel 2021, visto che fisicamente vedrà la luce solo a Marzo. Una cosa sembra certa: Ryan Adams è tornato con un disco importante, di peso, che ci mostra tutte le sue fragilità anche se convertite in canzoni dall'impianto musicale lieve e ridotto all'osso. Un cuore aperto, spezzato e sanguinante dato in pasto a chi ha ancora voglia di porgergli le mani per raccoglierlo. 

Undici canzoni dolenti, piene di sofferenza e redenzione. Quasi devastante in alcuni passaggi. Senza barriere, muri e interferenze: voce, chitarra, pianoforte e un'armonica, quella di 'When You Cross Over' (con lavoce di Emmylou Harris) una dedica accorata al fratello Chris scomparso nel 2017.

Solo in 'Mamma' compare un controcanto femminile dietro. Uno stacco completo dalla botta rock dell'ultimo Prisoner uscito nel 2017 e di quel concerto in Italia, a Gardone, che ne era il proseguimento ideale sopra al palco. Siamo  dalle parti del debutto Heartbreaker, dell'oscurità del tetro 29, di alcuni passaggi di Ashes & Fire e  Love is Hell e di tutte le ballate più dolenti seminate nei suoi tanti dischi. 

Ryan Adams qui sembra ancora inchiodato alla croce che gli è stata preparata e quei pochi passi che  riesce a fare sono tra le strade ancora avvolte nel buio più completo, anche se là in fondo, la luce seppur fioca si intravede. In verità molte di queste canzoni furono scritte dopo il naufragio del suo matrimonio con Mandy Moore, molto prima che la stessa Moore insieme ad altre donne  lo accusassero di abusi e molestie attraverso le pagine di una inchiesta condotta dal New York Times. Non si è mai giunti alle  vie legali ma Ryan Adams non hai nemmeno mai smentito, non si è mai proclamato del tutto innocente e ha chiesto pubblicamente scusa per il male che ha arrecato con i suoi comportamenti, ha giurato pubblicamente di essere cambiato, di aver capito quanto alcuni suoi atteggiamenti siano andati oltre. Troppo oltre. È bastato? Naturalmente la gogna mediatica ha fatto il resto del gioco sporco. Qualcuno dei suoi fan non lo ha ancora  perdonato, forse mai lo farà. Tanti altri ne stavano aspettando il ritorno. 

Intanto il tempo è passato e i tre dischi pronti e finiti che dovevano uscire nel 2019 sono stati accantonati. La sua carriera si è bruscamente fermata. Ecco ora a sorpresa Wednesdays. Doveva essere la seconda uscita di quella trilogia (doveva uscire dopo Big Colors, mai pervenuto se non per il singolo di lancio), già presentato con una copertina che richiamava la grafica dell'album Nebraska di Bruce Springsteen ma con un anello nuziale al posto del paesaggio in bianco e nero. È invece il primo ad uscire, ancora intriso però di tutte quelle ferite laceranti del dopo divorzio. "Il nostro amore è un labirinto,Solo uno di noi doveva scappare" canta in 'So, Anyways'. 

Segni che vanno giù nel profondo, toccano la carne viva. Scarne e crude ballate al pianoforte come la stupenda 'I'm Sorry and I Love You' (dove canta "se potessi vedere la tua faccia, forse potrei cancellare le bugie con la verità… Ti ricordo prima che mi odiassi") e  'Dreaming You Backwards' che aprono e chiudono il disco riportando alla mente il Neil Young di After The Goldrush, imtimità attaccata a un  folk minimale e crepuscolare ('Walk In The Dark' con l'organo di Benmont Tench), popolato da demoni ( in 'Poison & Pain' canta "e i miei demoni che si sono così annoiati di sognare, i miei demoni Alcool e libertà, Un re senza una Regina, Un re senza regno") e con i fantasmi del seminale Blood on The Tracks a fare spesso visita (in 'Wednesdays' dice "e i piani che abbiamo fatto svaniscono come il sole sulla costa") ma anche nelle canzoni più corali come 'Birningham' con un Hammond dietro a riempire i buchi, a venire a galla  è sempre e solo la disarmante onestà con la quale sono state vissute, scritte e interpretate queste canzoni. Non sono tanti gli artisti che riescono a mettersi così completamente a nudo. 

Ryan Adams è un uomo vurnerabile e ancora sofferente. A voi scegliere da che parte stare. Non sappiamo ancora se nel frattempo sia riuscito a  ricucire questa ferita d'amore così profonda, visto quello che è successo dopo. Una cosa è certa: glielo auguro con tutto il cuore, diversamente da chi continua a puntargli il dito contro (certi articoli usciti recentemente sono eticamente illeggibili).







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