domenica 8 luglio 2012

RECENSIONE: GIANT GIANT SAND ( Tucson )

GIANT GIANT SAND   Tucson ( Fire Records, 2012)

La trama dell'opera-divisa in tre parti con tanto di sipari alzati ed abbassati- messa in piedi da Howe Gelb potrebbe essere il sogno di qualunque uomo di mezza età come lui, ancora sognatore e desideroso di lasciarsi alle spalle una vita trascinata e monotona (non il suo caso ovviamente) in favore di quel qualcosa che possa  far urlare a gran voce: "sono(ancora)vivo!!!". Quello che fa la differenza è però l'ambientazione. Non tutti hanno il confine messicano a portata di strada. Oppure il sogno per noi sta proprio lì?
Tucson-A country rock opera è quanto di più ambizioso Gelb abbia inseguito e creato in carriera. Allo stesso tempo i 70 minuti e le 19 canzoni che lo compongono sono anche le cose più orecchiabili, dirette e facili pervenute fino ad ora dalla sua scrittura. "Tanta roba" si direbbe, tanto da obbligare Gelb ad aggiungere un altro "Giant" al nome della band: solo così,  a denominazione Giant Giant Sand, si riesce a contenere l'intera storia (ben documentata nel libretto incluso) e l'esercito di musicisti- molti dei quali proprio di Tucson-che si sono uniti al gruppo danese che lo accompagna ormai da un decennio- l'ultimo disco inciso fu Blurry Blue Mountain del 2010. Mai Danimarca e Messico furono così vicine. Mai si era respirata tanta aria calda di frontiera nelle sale d'incisione danesi e svizzere dove il disco ha preso forma e sostanza.
In Tucson la musica dei Giant Giant Sand raggiunge la sublimazione perfetta: i tanti strumenti usati, ambientazione geografica e storia narrata sono un corpo unico lanciato verso sud. La tormentata vita di un comune mortale che lascia sicurezze e affetti sentimentali in quel di Tucson, Arizona (città natale di Gelb) per andare incontro alla felicità che presto si trasforma in incertezza lungo il confine messicano (un viaggio inverso rispetto ai tanti messicani in fuga), al mistero e ad un presente che sembra presentarsi più duro di quello che si immaginava: galera, conoscenze poco raccomandabili e amori di contrabbando sono sempre dietro l'angolo.
Tutto l'immaginario musicale di Gelb è qui riunito, in una unica e lunga strada segnata da cactus verdi ed illuminata da palle stroboscopiche: dal walzer desertico ed oscuro di Wind blown waltz  a quello confidenziale/esistenziale di Plane of Existence;  al crescendo mariachi di Forever and a Day con la tromba di Jon Villa; al country battente bandiera nostalgia sulla scia del man in black Johnny Cash in Lost Love e Thing Like That; ai passi da ballo scanditi dai tacchi sul pavimento del tango/blues di Undiscovered Country; al breve blues primordiale di Mostly Wrong.
Howe Gelb lascia spesso voce ad altri, quasi volesse amplificare e rendere operativo quel giant in più nel monicker:  a Brian Lopez nella delicata e jazzata Love Comes Over You; nel ballabile in lingua ispanica,etno-messicano alla Calexico di Carinito e in Out of the Blue (corale cover di The Band) insieme a Jon Villa, Gabriel Sullivan (profonda voce solista nella superba e crepuscolare The Sun belongs to you) e Lonna Kelley che interpreta da sola con soave leggerezza una sexy, romantica e jazzata  Ready or Not e in duetto Not the End of the World; Carice Van Houten voce insieme a Gelb nel divertente e trascinante rock'n'roll/surfer We don't play tonight; al coro di bambini che segna il "passo dopo passo" di Recovery Mission.
Quello che a prima vista si presenta come un progetto lungo e ambizioso è invece un viaggio eccitante che non conosce la stanchezza, ma si appaga con l'istinto della scoperta ed il cuore sanguinante di sentimenti. Si arriva alla spoglia e solitaria New River che chiude il disco con rinnovata freschezza messaggera, dopo aver passato guai con la legge, frequentato locali poco raccomandabili, aver interpretato messaggi criptici/psichedelici e conosciuto (forse) la donna della vita. Gelb chiude il suo/nostro impolverato viaggio così:
"...and finally you are so much/ like the river/ beautiful,twisted and blue/ you appear to be here forever/ but really just passing through...the river here is ancient/ but the waters are always new..."
Siamo solo di passaggio, proprio come un fiume. Ma ne vale la pena.












Nessun commento:

Posta un commento