GIANT GIANT SAND Tucson ( Fire Records, 2012)
La trama dell'opera-divisa in tre parti con tanto di sipari alzati ed abbassati- messa in piedi da Howe Gelb potrebbe essere il sogno di qualunque uomo di mezza età come lui, ancora sognatore e desideroso di lasciarsi alle spalle una vita trascinata e monotona (non il suo caso ovviamente) in favore di quel qualcosa che possa far urlare a gran voce: "sono(ancora)vivo!!!". Quello che fa la differenza è però l'ambientazione. Non tutti hanno il confine messicano a portata di strada. Oppure il sogno per noi sta proprio lì?
In Tucson la musica dei Giant Giant Sand raggiunge la sublimazione perfetta: i tanti strumenti usati, ambientazione geografica e storia narrata sono un corpo unico lanciato verso sud. La tormentata vita di un comune mortale che lascia sicurezze e affetti sentimentali in quel di Tucson, Arizona (città natale di Gelb) per andare incontro alla felicità che presto si trasforma in incertezza lungo il confine messicano (un viaggio inverso rispetto ai tanti messicani in fuga), al mistero e ad un presente che sembra presentarsi più duro di quello che si immaginava: galera, conoscenze poco raccomandabili e amori di contrabbando sono sempre dietro l'angolo.
Tutto l'immaginario musicale di Gelb è qui riunito, in una unica e lunga strada segnata da cactus verdi ed illuminata da palle stroboscopiche: dal walzer desertico ed oscuro di Wind blown waltz a quello confidenziale/esistenziale di Plane of Existence; al crescendo mariachi di Forever and a Day con la tromba di Jon Villa; al country battente bandiera nostalgia sulla scia del man in black Johnny Cash in Lost Love e Thing Like That; ai passi da ballo scanditi dai tacchi sul pavimento del tango/blues di Undiscovered Country; al breve blues primordiale di Mostly Wrong.
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Quello che a prima vista si presenta come un progetto lungo e ambizioso è invece un viaggio eccitante che non conosce la stanchezza, ma si appaga con l'istinto della scoperta ed il cuore sanguinante di sentimenti. Si arriva alla spoglia e solitaria New River che chiude il disco con rinnovata freschezza messaggera, dopo aver passato guai con la legge, frequentato locali poco raccomandabili, aver interpretato messaggi criptici/psichedelici e conosciuto (forse) la donna della vita. Gelb chiude il suo/nostro impolverato viaggio così:
"...and finally you are so much/ like the river/ beautiful,twisted and blue/ you appear to be here forever/ but really just passing through...the river here is ancient/ but the waters are always new..."Siamo solo di passaggio, proprio come un fiume. Ma ne vale la pena.
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