martedì 31 luglio 2012

RECENSIONE: TESTAMENT ( Dark Roots of Earth )

TESTAMENT  Dark Roots of Earth  ( Nuclear Blast, 2012)

Quando nel 1992 uscì The Ritual, molti gridarono allo scandalo. Impietose recensioni, tra cui famosa quella sul defunto HM -ve lo ricordate?- (che iniziava così: "Il disco più brutto dell'anno è uscito a Maggio". E finiva così: "Questo non è thrash con la "h" maiuscola: operatori del settore trash, questa è roba solo per voi!") tagliavano le gambe ad un disco che a distanza di vent'anni non solo si fa ascoltare benissimo-testimone di quella fase di stasi melodica del thrash metal americano che il "Black Album" contribuì a creare- ma sembra essere stato rivalutato anche dagli stessi autori che con il nuovissimo Dark Roots Of Earth sembrano, in alcuni punti, riscoprirne la vena più melodica e classicamente metal dopo un poker di dischi schiacciasassi riusciti e non. Nel frattempo, da quella lontana recensione, sono successe tante cose in casa Testament: la vittoriosa battaglia del mastodontico cantante Chuck Billy sul cancro-diagnosticato nel 2001- è la più importante, poi vengono tanti rimaneggiamenti di formazione con abbandoni e ritorni; difficile tenere il conto di tutti i grandi musicisti che da quel 1992 (anno fatidico anche per gli abbandoni della formazione storica) in poi si sono alternati: John Tempesta, Gene Hoglan, James Murphy, Dave Lombardo, Glen Alvelais, Steve Di Giorgio, tra i tanti. Poi, ancora, tanti dischi: il sempre poco menzionato Low-1994, forse per chi scrive, il loro disco più completo in carriera; l'intransigente e poco capito Demonic-1997; The Gathering-1999, un piccolo capolavoro della rivincita; l'ultimo The  Formation Of Damnation-2008, una riconferma ma non propriamente esaltante.
I Testament, in campo thrash metal, poche volte hanno deluso, mantenendo viva una fede devota al genere iniziata nel 1983 nella Bay Area di San Francisco sotto il nome Legacy (che diverrà il titolo del loro imprenscindile esordio del 1987) e mai venuta a mancare sia nei periodi di sperimentazione che di crisi e soprattutto, nonostante tutti i cambiamenti di formazione che avrebbero falcidiato la carriera a qualunque altro gruppo.
Il nuovo Dark Roots of Earth promette il ritrovato sodalizio tra la melodia di metà carriera e la sfuriata thrash degli anni ottanta e dell'ultimo periodo, trovando il perfetto compromesso fra tutte le loro influenze. Complici: un chitarrista come Alex Skolnick, rientrato in formazione nel 2005 con un importante bagaglio di esperienze in campo jazz-fusion che si manifestano in un brano lungo e progressivamente atipico come Throne of Thorns e negli assoli seminati lungo tutta la durata del disco (Dark Roots of Earth e True American Hate) e Gene Hoglan, il batterista che ogni formazione di metal estremo vorrebbe con sè, uniti ai veterani Chuck Billy alla voce, Eric Peterson (fondatore e vera anima musicale della band) alla chitarra e Greg Christian al basso.
L'iniziale Rise Up (forte di un chorus vincente "Rise-Up...War"), la patriottica killer-song True american Hate Man Kills Mankind sono gli elementi più thrash oriented, lineari, rutilanti e veloci del disco.
Native Blood, brano che il buon Chuck Billy dedica  alla sue origini pellerossa (tribù dei Pomo) e a tutti i nativi americani; il pulsante basso che spadroneggia nel messaggio culturale/sociale che passa attraverso A Day in The Death e la finale Last Stand for Independence sono invece l'anima più cadenzata e groove.
Mentre i brani più strutturati come la titletrack Dark Roots of Earth dove Billy rispolvera anche quelle clean vocals che in passato lo hanno distinto tra tutti i cantanti del genere, la già menzionata Throne of Thorns e la semi-ballad, quasi fantasy nel testo,Cold Embrace che riporta indietro nel tempo, ricordando The Ballad e Return to Serenity, sono la parte più sperimentale, variegata e convincente del disco che permette ai Testament di riprendersi quella libertà di osare che vent'anni fa non venne loro perdonata. 
Questi sono i Testament che amo di più, in grado di fondere melodia e furore in modo assolutamente unico e caratterizzante con dettagliati arrangiamenti, sotto la produzione perfetta-forse anche troppo- di Andy Sneap. A rimarcare ancora di più quale sia il carattere dominante di questo disco, ci pensano le bonus tracks della limited edition- che comprende anche un sostanzioso DVD- riletture personali di tre classici del rock/metal (più una versione extended di Throne of Thorns): l'assalto acido che si trasforma quasi in jam di Dragon Attack, brano tra i meno conosciuti della discografia dei Queen, preso da The Game-1980; la versione oscura e doom di Animal Magnetism degli Scorpions con l'unica concessione alle vere growl vocals di Chuck Billy ed una più classica che non si può, Powerslave degli Iron Maiden.
Unica data del tour italiano, il 31 Luglio 2012, giorno di uscita del disco, al Total Metal Festival di Toritto(BA) in Puglia.

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