THE GREEN MUSHROOM BAND Low (autoproduzione, 2018)
“In memoria di Gregg Allman” si legge all’interno del digipack e la copertina sembra riportare proprio agli Allman Brothers, certamente una degli amori principali che Riccardo Stura, chitarrista originario del Canavese ma con radici che hanno invaso e attecchito nel biellese, ha riversato dentro al debutto della sua nuova creatura THE GREEN MUSHROOM BAND (Silvano Ganio Mego al presentissimo basso e chitarre, Emmanuele Pella alla batteria). Lasciata nella custodia la chitarra elettrica del suo più recente progetto hard blues Buffalo Trio, tirata a lucido solamente per un bel assolo in ‘Forever Rollin On’, libera nelle dieci canzoni il suo lato più intimo e accomodante, proseguendo in modo originale il progetto acustico con cui rilegge e porta in giro il repertorio di Bruce Springsteen e ricollegandosi alla vecchia avventura Tag My Toe. Se durante i quaranta minuti di ascolto viene a mancare lo scatto rock ed elettrico che mi sarei aspettato da lui (ecco però la chitarra elettrica dell’ospite Jacopo Tommassini in ‘Guns In Our Hands’), tutte le canzoni sembrano unirsi in un unico concept musicale avvolgente e cullante con un piede nella musica americana tra accenti southern, west coast e nelle ballate di Neil Young (‘Mud In Your Eyes’ ha lo stesso passo di ‘Out In The Weekend’) e l’altro nel folk britannico a cavallo tra i ’60 e ’70 grazie ai preziosi interventi del sax di Sebastian Loyola Castillo (‘Before I Sell My Soul To You’). Mentre il flicorno soprano di Igor Vigna (anche tromba) in ‘Handcuffed To Your Life’ sembra riportarci a certe border song care ai Calexico, interessanti sono gli interventi vocali di Chiara Cortese nella spensierata ‘Don’t Dissapear’ dall’appeal pop e sognante e nella più oscura ‘Forever Rollin On’. Un disco dal passo lento e sinuoso che può avvicinarsi a piccoli passi alla seconda prova senza timore, basta un pizzico di esuberanza in più da unire a una buona dose di potenzialità ancora tutte da scoprire.
“In memoria di Gregg Allman” si legge all’interno del digipack e la copertina sembra riportare proprio agli Allman Brothers, certamente una degli amori principali che Riccardo Stura, chitarrista originario del Canavese ma con radici che hanno invaso e attecchito nel biellese, ha riversato dentro al debutto della sua nuova creatura THE GREEN MUSHROOM BAND (Silvano Ganio Mego al presentissimo basso e chitarre, Emmanuele Pella alla batteria). Lasciata nella custodia la chitarra elettrica del suo più recente progetto hard blues Buffalo Trio, tirata a lucido solamente per un bel assolo in ‘Forever Rollin On’, libera nelle dieci canzoni il suo lato più intimo e accomodante, proseguendo in modo originale il progetto acustico con cui rilegge e porta in giro il repertorio di Bruce Springsteen e ricollegandosi alla vecchia avventura Tag My Toe. Se durante i quaranta minuti di ascolto viene a mancare lo scatto rock ed elettrico che mi sarei aspettato da lui (ecco però la chitarra elettrica dell’ospite Jacopo Tommassini in ‘Guns In Our Hands’), tutte le canzoni sembrano unirsi in un unico concept musicale avvolgente e cullante con un piede nella musica americana tra accenti southern, west coast e nelle ballate di Neil Young (‘Mud In Your Eyes’ ha lo stesso passo di ‘Out In The Weekend’) e l’altro nel folk britannico a cavallo tra i ’60 e ’70 grazie ai preziosi interventi del sax di Sebastian Loyola Castillo (‘Before I Sell My Soul To You’). Mentre il flicorno soprano di Igor Vigna (anche tromba) in ‘Handcuffed To Your Life’ sembra riportarci a certe border song care ai Calexico, interessanti sono gli interventi vocali di Chiara Cortese nella spensierata ‘Don’t Dissapear’ dall’appeal pop e sognante e nella più oscura ‘Forever Rollin On’. Un disco dal passo lento e sinuoso che può avvicinarsi a piccoli passi alla seconda prova senza timore, basta un pizzico di esuberanza in più da unire a una buona dose di potenzialità ancora tutte da scoprire.