Il 7 Aprile del 1981 da Amburgo prende il via il primo vero tour europeo di Bruce Springsteen, dopo aver riprogrammato le date che inizialmente prevedevano i concerti inglesi in cima a tutti gli altri. Springsteen era spossato e reduce da 150 date americane e visto che davanti al pubblico anglosassone, l’unico che lo aveva già incontrato dal vivo nel 75, intendeva fare una buona impressione, spostò tutte le date in coda al tour, venendo forse a meno a una regola che si è sempre autoimposto: tutti gli spettacoli hanno la stessa importanza. Forse non sempre è così. Vengono toccate tante nazioni e tante città in quel tour (21 città e 33 concerti) ma manca l’Italia e per vederlo gli italiani si devono traferire in massa nella vicina Zurigo. Uno dei culmini del tour viene quindi toccato quasi alla fine con le sei date sold out alla Wembley Arena di Londra (il tutto si concluderà con la due giorni di Birmingham), concerti che molti grandi nomi del rock non si lasciarono sfuggire. In quei giorni furono avvistati: Mick Jagger e Keith Richards, Joe Jackson, Paul Cook, Pete Townshend, Elvis Costello e un giovanissimo Bono “Qualche sera dopo il concerto di Brighton andai con Pete Townshend in un club londinese a vedere un giovane gruppo che aveva appena pubblicato il primo album. Erano forti e avevano un nome strano, U2…meglio non riposare sugli allori”. Bruce Springsteen
“L’Europa ci aveva trasformato in una band più determinata e sicura di sé. Persino dall’imperturbabile Gran Bretagna ci aspettavamo grandi cose. Calcare un palco inglese per la prima volta dopo la grande messa in scena del ’75 fu un’esperienza snervante ma gratificante. Forti di due album nuovi, cinque anni di battaglie personali e tour interminabili, non eravamo più gli ingenui fannulloni sbarcati dal 747 della British Airways cinque anni prima. Sapevo di avere una band pazzesca: chi poteva farcela se non noi?” racconta Bruce Springsteen nella sua autobiografia.
Esce ora a 37 anni di distanza la testimonianza ufficiale di uno di quei sei concerti londinesi: l’ultimo, quello del 5 giugno, con 31 canzoni in scaletta tra cui ‘Jolè Blon’ che fece il suo debutto, un vecchio brano con cui Springsteen e Gary U.S. Bond aprivano l'album Dedication (1981) di quest'ultimo, ‘I Wanna Marry You’ suonata per la prima volta in quel tour europeo, e con gli ultimi 95 secondi del ‘Detroit Medley’ che conclude il concerto che sono stati recuperati da una registrazione di un fan, visto che l’originale andò perso. Le tre bombe iniziali 'Born To Run', 'Prove It All Night', 'Out In The Street' hanno il compito di stendere in anticipo la platea che ritorna a respirare con 'Follow That Dream', poi è tutto un lungo viaggio sulle quattro corsie del rock: le scosse elettriche di 'Candy' s Room', le luci nella notte di 'Pont Blank', l'epicità nei quindici minuti di 'Rosalita', la consapevolezza folk di 'This Land Is Your Land' e 'The River'.
“Ci eravamo detti: andiamo in Europa a spaccare e ce l’avevamo fatta. Fu un trionfo che ci lasciò stupefatti. Ci erano voluti quindici anni, sapete” Steve Van Zandt.
"Ricordo che quando tornammo a casa, alla fine, tutti avevamo la sensazione di aver vissuto una delle più belle esperienze della nostra vita". Bruce Springsteen
TRACKLIST: Born To Run, Prove It All Night, Out In The Street, Follow That Dream, Darkness On The Edge Of Town, Independence Day, Johnny Bye-Bye, Two Hearts, Who’ll Stop The Rain?, The Promised Land, This Land Is Your Land, The River, I Fought The Law, Badlands, Thunder Road, Hungry Heart, You Can Look (But You Better Not Touch), Cadillac Ranch, Sherry Darling, Jole Blon, Fire, Because The Night, I Wanna Marry You, Point Blank, Candy’s Room, Ramrod, Rosalita (Come Out Tonight), I’m A Rocker, Jungleland, Can’t Help Falling In Love, Detroit Medley.
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