mercoledì 26 marzo 2025

RYAN ADAMS live@Teatro Dal Verme, Milano, 24 Marzo 2025


Cos'è stato questo concerto se non la rappresentanza live sopra un palco, adgobbato come una sala dei primi 900, senza  maschere se non le tante sue, con i suoi fantasmi e i suoi mostri compresi nel prezzo, dell'intera vita artistica, e personale, di Ryan Adams? Un giro di quasi tre ore a bordo delle montagne russe di un vecchio luna park con tanti picchi, a tratti inarrivabili, irripetibili pure per lui nel tempo, genuini, geniali e artistici e altrettanti punti bassi da sfiorare, a volte, il tonfo. Narcisistico e caratteriale. Artistico.

Ryan Adams è da sempre un artista tormentato, bulimico di musica e con il cuore perennemente a pezzi. Uno di quelli che attacca per primo per difendersi dietro un vetro, spesso troppo sottile per poter reggere i colpi che arrivano da fuori. E a volte sono stati molto pesanti.

E allora: da una parte la bellezza di una voce che attacca con 'To Be Young (Is To Be Sad, Is To Be High)' come un vecchio bluesman del Delta Blues e durante la serata sciorina l'intero disco di debutto (non siamo qui, anche, per questo?), una splendida versione di 'Gimme Something Good' spogliata di elettrico e ricamata alla chitarra acustica spagnoleggiante, una 'Idiot Wind' di Dylan da sola vale quasi la serata, la mia amata 'Ashes & Fire'. 


Dall'altra: il dialogo continuo con il pubblico che diventa a tratti scontro, prolisso e sberleffo, pure noioso (senza microfono, la continua lotta con i flash dei telefonini. Con i telefonini anche senza flash), sicuramente mangiatore di buon tempo altrimenti da dedicare alla musica anche se poi da esso trae spunto per le sue improvvisazioni: dalla coppia che esibisce il cartello del tipo " mio marito passa più tempo con la tua musica che con me" che al pianoforte diventa una dedica per loro 'Dennis And Senia' (quando mai ricapiterà? Quali innamorati non la vorrebbero una dedica in teatro?), alle richieste musicali nel secondo set, con una 'Lucky Now' interpretata dal giovane, emozionato e bravissimo musicista bresciano Simone Bertanza, invitato sopra al palco, mentre Adams fa il contro canto, con fare fraterno, seduto di fianco. Al giro con acustica e senza microfono tra la platea a suonare le radici di Elsie Clark e Hank Williams:  "vorrei suonare qui ogni sera" dice. E tutto diventa sncora più caldo e intimo.

Ecco: alti e bassi, bassi e alti. Questo è stato. Questa è la vita. E sbirciando le scalette (sempre diverse: a Stocvolma nel secondo set ha catapultato dodici civer, da Ray Charles si Black Sabbath) di questo "solo" tour europeo capisci che Ryan Adams non finge e non sta recitando nessun canovaccio e nessun copione. Un concerto fuori catalago. Non è forse la pazzia (pure peggiorata: "è bruciato" il mantra più ripetuto all'uscita) che vogliamo dai nostri artisti preferiti?

Vedere Ryan Adams giocare con la vita mi è sembrata ancora una gran fortuna, tutto sommato.



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