BLACKBERRY SMOKE Find A Light (3 Legged Records, 2018)
“Riporteranno il southern rock sulla giusta strada”. Così Gregg Allman (ospite nel precedente disco) augurò un buon futuro alla band di Charlie Starr e ora che il vecchio Gregg non c’è più le parole sembrano ancora più pesanti, quasi da ingombrante passaggio di consegne. Ma la band di Atlanta non si lascia certo intimorire e chi ha assistito ad almeno un loro ...concerto lo sa benissimo. L’anno scorso al Fabrique di Milano dimostrarono quanto la strada e i tour siano il loro pane quotidiano, a loro agio quando l’occasione richiede di estendere le canzoni come nella migliore tradizione southern. Uno dei concerti più divertenti a cui ho assistito l’anno passato. (Quest’anno torneranno in autunno). FIND A LIGHT ha i pregi e i difetti di tutti i dischi incisi fino ad ora dimostrando sì un buon lavoro di squadra ma anche quanto tutto ruoti intorno all’unico fuoriclasse della band: Charlie Starr (voce e chitarra), accompagnato da ottimi comprimari (Paul Jackson, chitarra e voce, Richard Turner, basso e voce, Brit Turner, batteria e Brandon Still, tastiere) ma non dei fuoriclasse da prima pagina.
Mancano altre figure dalla forte personalità che possano generare quella sana rivalità interna che ha sempre fatto tanto bene all’ispirazione di altre band, facendo scattare quella fiamma che bruciando lasci il segno indelebile. Rimanendo da quelle parti, in tempi recenti, come non citare i Black Crowes dei fratelli Robinson. FIND A LIGHT racimola e sparge in giro tutte le anime che abitano le loro canzoni, anche se a disco terminato sembra aver prevalso l’aspetto più quieto e bucolico ben rappresentato dalle pieghe acustiche di ‘I’ve Hot This Song’ impreziosita da un violino, di ‘Seems So Far’, la coralità alla Crosby, Stills & Nash della finale ‘Mother Mountain’ che vede come ospiti i Wood Brothers, la più radiofonica ‘Let Me Down Easy’ in duetto con Amanda Shires.
Ma anche nel versante rock del disco c'è comunque da divertirsi: dall’iniziale ‘Flesh And Bone’, un blues pestone che raggiunge piano piano la piena coralità, le trascinanti e avvolgenti chitarre rock di ‘The Crooked Kind’ e ‘Nobody Gives A Damn’, il veloce boogie dal finale gospel ‘I’ll Keep Ramblin’ con l’ospite Robert Randolph, i tipici temi Southern come ‘Lord Strike Me Dead’, 'Best Seat In The House’ (con Keith Nelson dei Buckcherry ospite), con una speciale menzione per l’epica ‘Till The Wheels Fall Off’ che pare un antico residuo dei seventies. Lontano dal ruspante The WHIPPOORWHIL che rimane ancora il loro miglior disco ma pur sempre vicino ad un modo di fare musica legato alla vecchia e calda tradizione degli stati del Sud.
BLACKBERRY SMOKE live@Fabrique, Milano, 11 Marzo 2017
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