giovedì 9 gennaio 2020

RECENSIONE: THE STONE GARDEN (Black Magic)


THE STONE GARDEN Black Magic (2020)



high voltage rock'n'roll
Nati nel 2015 nella provincia bergamasca ma con già tre lavori in discografia, i STONE GARDEN sono un super gruppo formato da componenti e ex componenti provenienti da diverse formazioni come The Presence, Mojo Filter, Bulldog, No Quarter, Mr. Feedback che hanno unito il loro amore per la rozza semplicità del buon vecchio e caro rock'n'roll fatto di sole chitarre (Marco Mazzucotelli, Carlo Lancini), basso (Daniele Togni), batteria (Francesco Bertino) e una voce, quella di Claudio "Klod" Brolis in grado di graffiare e prendersi la scena con disinvoltura e mestiere. Chi l'ha detto che in Italia non sappiamo suonare rock? Ecco uno dei tanti esempi. Da provare assolutamente con un volante tra le mani e le ruote sull'asfalto. 
BLACK MAGIC, registrato al Le Klubhaus di Brescia da Ronnie Amighetti, è un concentrato di elettricità che viaggia liberamente e con estrema scioltezza sopra alla storia del rock duro cercando di mantenere inalterate l'energia e l'irruenza che solo le assi di un palco e un pubblico davanti possono trasmettere, subito riscontrabili dalla title track in apertura: dove pesantezza e groove stoner, nobili richiami all'hard rock seventies di gruppi come Uriah Heep e Rainbow incontrano nel mezzo la psichedelia. C’è il vecchio hard blues di scuola Hendrix e Led Zeppelin, la pesantezza dei Black Sabbath, la frenesia dello street metal anni ottanta, il calore del southern rock americano, ma anche il suono moderno di band più recenti come Rival Sons e Dead Daisies, di questi ultimi hanno anche aperto il tour italiano.
Si viaggia più spediti con il riff di 'Shout And Roll' con una bella armonica nel mezzo, si agita la testa con la più lenta e cadenzata 'What I' ve Got To Give'. Se cercate chitarre elettriche in 'Mother' s Prayer' e 'Hold On' ne troverete in abbondanza. Ma quando a metà disco pensi di averli inquadrati ti stampano la sorpresa. Due canzoni che inizialmente spiazzano ma poi riescono a conquistare: 'Better Than You' e la semi ballad 'By My Side' scavano nella profondità più scura degli eighties, nella new wave rock di gruppi come The Cult, Lords Of New Church, Alarm. Un bel sentire che affascina e cattura.
Il finale ci regala ancora la loro essenza più dura con le chitarre fuzz dal sapore stoner in 'Rock Damnation' e le tenebre della pesante 'I Should Believe In You', un blues nero che pare uscita da uno dei primi quattro lavori di Danzig, calando il sipario su un disco che un gruppo a loro caro sintetizzerebbe con un semplice "high voltage rock'n'roll".

The Sone Garden presenteranno il nuovo disco Venerdì 10 gennaio tra le mura amiche del Druso a Bergamo









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