venerdì 10 gennaio 2020

RECENSIONE: THE GREAT INFERNO (All The While White Collides With Black)

THE GREAT INFERNO  All The While White Collides With Black (2020)



Giovedì 3 Gennaio 2019. Un giovedì sera come tanti a Brescia città: i numerosi locali che puntano sulla musica live stanno aprendo i battenti, c’è chi inizia presto, chi sempre troppo tardi. Vista da fuori, da un forestiero come me, Brescia è una città ricca di musica e dallo spirito rock’n’roll anche se so che molti protagonisti, diretti interessati, spesso arricciano il naso di fronte all'evidenza della verità. Mi piace pensare sia solo modestia. A volte c’è l'imbarazzo della scelta ma quella sera dal freddo pungente non avevo dubbi su dove puntare. Quella sera, Paul Mellory ebbe la mia stessa idea. Passammo il pre concerto a parlare e mi raccontò più dettagliatamente e con il consueto sarcasmo di sempre le stesse cose che scrisse l’ultimo giorno dell’anno sulla sua bacheca Facebook

"Saluto il 2018 come uno degli anni più importanti della mia vita, se non altro perché ho perso mio padre. Poi mio cugino Dario, Fabione ‘il colonnello’ e la diciannovenne gatta Pta. A gennaio ero disoccupato, a dicembre sono direttore. Il Brescia è passato dalla zona retrocessione alla vetta della classifica. Con gli Intercity di figa ho suonato e prodotto un incredibile doppio album che ha preso 8 su Blow up ma che nessuno si è cagato. Con Ronnie Amighetti e Paolo Blodio Fappani ho aperto uno studio fighissimo, che è una nuova casa in cui sarete tutti i benvenuti. Ho girato un po’ di videoclip e questo sotto è il piu bello, vincitore della categoria ‘miglior scena soft porno’. In tutto questo, un ringraziamento particolare a Daisy Flower per la pazienza e l’amore incondizionato. ” Paolo Comini, 31 Dicembre 2018

Ma in quell’elenco di cose belle e meno belle, mancava qualcosa. “Paul, quindi i Seddy Mellory si sono sciolti?". “Sì e no” rispose, “sono solo accantonati. Un giorno potrebbero tornare”, e mi parlò di questo nuovo progetto a cui stava lavorando da due anni e mezzo insieme a Paolo Blodio Fappani, Michele Bertoli (di fatto l’ultima formazione dei Seddy Mellory) con Ronnie Amighetti in cabina di regia. Nome: The Great Inferno.
Il futuro stava prendendo forma nel nuovo studio di registrazione, Le Klubhaus, ricavato all’interno della Latteria Molloy, una sorta di seconda casa per alcuni di loro, forse anche per tutti i bresciani amanti della buona musica. Una settimana dopo quell'incontro, di cui porterò per sempre con me le sue risate dopo le battute del bluesman Cek (Franceschetti) nelle pause tra una canzone e l’altra prima del concerto dei Tijuana Horror Club, arrivò la terribile notizia. Quel progetto lo abbiamo ora nelle mani ("dopo otto mesi e venti giorni di lavoro" come ricorda Blodio) ed è veramente qualcosa di prezioso perché Paul ci stava lavorando duro e con la consueta passione di sempre. Riuscì a lasciare la sua voce solo su tre di quelle canzoni. Dopo i chiari momenti di sconforto e superata, fortunatamente, l’idea di lasciare tutto dentro all’hard disk dello studio, si è deciso di proseguire perché Paul avrebbe sicuramente voluto così. Avrebbe voluto vedere il suo disco girare. Le sue canzoni suonate sul palco, ascoltate dagli amici. (L'appuntamento è alla Latteria Molloy, Venerdì 10 Gennaio 2020).
Ecco l’idea di coinvolgere altri cantanti e musicisti, tanti bassisti naturalmente, vecchi amici, per portare a termine le canzoni lasciate in sospeso. L'elenco è lungo: Kika Negroni, Fidel Fogaroli, Omar Pedrini, Dario Bertolotti e Giovanni Battagliola dei Don Turbolento, Pietro Berselli, Simone Piccinelli (Plan De Fuga), Luisa Pangrazio e Gigi Ancellotti degli Ovolov, Cristian Barbieri (Hyper Evel),  Gabriele Tura (Endrigo), Cris Lavoro, Nikki Lavoro, Emiliano Milanesi (Lunar), Umberto Ottonelli (IoBestia)
Il risultato lo stiamo ascoltando. Lo ascolteremo in futuro.
"Non è il disco che avrebbe dovuto essere" scrive Blodio nella bella presentazione al disco.
Oltre a essere diventato un tributo alla figura di un uomo, rocker e musicista che negli ultimi vent’anni ha dato tanto alla musica bresciana, mi piace pensare a questo disco come a un nuovo punto di partenza per tutta la scena rock della città. Un lavoro collettivo. Un trio che diventa una super band guidata da un solo spirito guida: Paul Mellory.
E dentro potrete trovare ancora l' anima rock'n'roll della vecchia band Seddy Mellory in alcuni brani più cazzuti ('Eve-O-lution', 'You Steal My Rock N Roll' e soprattutto nella tirata punk di 'Sympathy For My Fuck Out') e poi la direzione che stavano prendendo, nonostante fossero tutte nate con i germi punk al loro interno: ritmi più lenti e dilatati, pieni di riverberi e riconducibili a certa new wave anni ottanta come 'Oxy, Oxy, Oxy', 'Baby Dope' con la voce di Paul Mellory "recuperata da dei provini del 2017" mi racconta Blodio, o l'apertura 'Let Me Kiss Your Throat From The Inside', uno dei due brani fatti e finiti insieme a Paul Mellory, che mi ha tanto ricordato i Killing Joke.
Senza dimenticare  la cover di 'Russian Roulette' dei Lords Of The New Church, "in una versione abbastanza west coast" cantata da Ronnie Amighetti e con Omar Pedrni ai cori e una finale acustica e crepuscolare 'When I Die I'll Be A Ghost' dei The Senders a metà strada tra Nick Cave e Mark Lanegan  con Pietro Berselli alla voce.
Ma c’è ancora una bella cosa da sapere. Un ultimo sigillo o se volete la chiara rappresentazione della continuità con il magico, a volte beffardo mondo del rock’n’roll: Paul ci ha lasciato il 10 Gennaio 2019, lo stesso giorno in cui se ne andò David Bowie tre anni prima. L’ultima canzone su cui Paul ha lavorato prima di lasciarci è ‘Junk Blackstar’, così vicina al titolo dell'ultimo album di Bowie.
"E' stata l’ultima canzone cantata da Paul, una settimana prima di morire, lavoro fatto in solitaria con Ronnie, erano i primi dell’anno e nessuno aveva cazzi di venire in studio" racconta Blodio.
Chiamatele coincidenze. Io li chiamo segnali. You can't kill rock and roll, cantava qualcuno.




1 commento:

  1. Definirsi rock ed essere un Cagasotto che ha paura della sua ombra....Michele, ma vaffanculo

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