Quando si scrive Clutch, si legge spesso "sottovalutati". Triste ma vero, provare per credere. Per una band che da anni continua a sfornare dischi di altissimo livello dando risalto solo ed esclusivamente alla musica, lasciando in un angolo polveroso l'aspetto più epidermico del music business a favore del lato sudicio, fangoso e spontaneo, ben rappresentato dal look trasandato del barbuto e bizzarro cantante Neil Fallon, il tutto può anche rappresentare un valore aggiunto e di distinzione. Una presa di distanza da tutto quello che ha poco a che vedere con la musica e nell'iniziale Earth Rocker, Fallon lo ribadisce, indossando una delle sue tante voci, con proclami recitati con l'ugola da orco cattivo. Dalle parti di Germantown nel Maryland hanno sempre dato importanza a strumenti e amplificatori, e Earth Rocker non si sposta di una virgola dal terroso humus da cui nascono le loro canzoni e da dove sono spuntati e cresciuti i loro devoti fan, soprattutto in patria. E' sempre stato difficile etichettare la loro proposta: si è spesso scomodato lo stoner rock, ma un semplice e vetusto termine come "rock blues" lo trovo meno limitante e più aperto a contenere le numerose radici musicali che riescono a seminare con disordinata cura ma anche a strappare con forza bruta quando necessario. Si ascolti l'hard boogie ad alto testosterone di Cyborg Bette, con la sezione ritmica (Dan Maines al basso e Jean-Paul Gaster alla batteria) che scalcia sederi a ripetizione per farsi largo o il veloce attacco di belligerante punk' n' roll di Unto The Breach, quasi motorheadiana nella sua urgenza. Non un caso fortuito che proprio con i Motorhead (e Thin Lizzy) hanno diviso i palchi ultimamente.
Sempre fuori moda ma eternamente sempre sul pezzo. Veri, sia quando seguono le strade del blues, quello lento, gelido, nero e fumoso di Gone Cold con la voce di Fallon che sembra entrarti nell'anima e strapparti il cuore con spietata freddezza; quello hard, caldo, più feroce con tanto di armonica di DC Sound Attack!; e il lato psichedelico ben presente e contaminante in Oh Isabella, solidale e a pari passo con i possenti riff che la sorreggono.
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