Appena parte The Swamp, la prima cosa che balza all'orecchio e poi rimbalza all'occhio è "l'apparente" asincronia tra il calore epicamente tambureggiante di una batteria e l'entrata dell 'armonica con la bianca, asettica e anonima copertina con il nome del gruppo stampato quasi fosse il marchio di una azienda meccanica-magari in crisi- del loro estremo nord est. Singolare. Eppure: credo non ci sia miglior colore e sobrietà per rappresentare l'enorme parco cromatico musicale e d' esperienza che il debutto thebesthasyettocome dei triestini Tex Mex riesce a mettere in campo lungo le ardenti 12 canzoni. Altre tipologie di copertina, altri colori sarebbero stati limitanti...e meno sorprendenti.
Pur formatasi solamente nel 2010, la band è un concentrato di esperienza ad altissimi livelli. Nati dalle ceneri dei Blue Roots, trio formato da due esuli W.I.N.D. insieme al bassista e cantante Frank Get (nel suo curriculum un lungo elenco di collaborazioni internazionali come turnista e fonico, più un disco solista Hard Blues-2010), dopo vari cambi di formazione si è arrivati all'assetto odierno che comprende oltre a Frank Get, anche Matteo "Zekka" Zecchini alle chitarre, Marco "Skiantini" Beccari all'armonica e Sandro Bencich alla batteria in sostituzione di Dario "Doppio"Vatovac, batterista presente su gran parte delle tracce ma purtroppo scomparso recentemente a cui il disco è stato giustamente dedicato, in particolar modo la bella e riuscitissima interpretazione acustica della springsteeniana No Surrender, unica cover dell'album e posta in chiusura come ricordo e saluto per un amico che non c'è più. No Surrender è diventata anche un bel video e le parole del suo testo dicono tutto: "Adesso giovani facce diventano tristi e vecchie/e cuori in fiamme si raffreddano/noi giurammo fratelli di sangue contro il vento/sono pronto a ritornare di nuovo giovane/e ascoltare la voce di tua sorella/che ci chiama a casa attraverso i campi aperti/credo che possiamo ritagliarci/un posto tutto nostro/con questa batteria e queste chitarre".
Il disco prende forma sopra i palchi dei loro numerosi concerti e si sente, tanto da essere registrato durante due sessions di studio per non disperdere la vera natura "genuina" del gruppo: tutto l'amore per le jam band '70, dove southern rock, blues e soul (The Secret) si univano, canzoni che non hanno mai la fretta di guardare l'orologio; mentre su disco si fanno bastare cinque minuti, durante i live possono trasformarsi e allungarsi a piacimento senza risentirne.
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