martedì 2 aprile 2013

RECENSIONE: THOMAS GUIDUCCI & THE B-FOLK GUYS (The Heart And The Black Spider)

THOMAS GUIDUCCI & THE B-FOLK-GUYS  The Heart And The Black Spider ( autoproduzione, 2012)

The Heart And The Black Spider, primo lavoro di studio del torinese di adozione Thomas Guiducci con i suoi B-Folk Guys, ha la forza della semplicità e della longeva passione. Un grido di vitalità e rinascita interiore lanciato in pasto quasi sottovoce attraverso le strade del folk/blues acustico dove il gioco di sottrazione musicale gioca un ruolo importante e significativo, esaltato dal largo uso di strumenti tradizionali a corda (chitarre, banjo, ukulele, dobro, mandolini) e non solo, e dalle forti atmosfere  e suggestioni evocative dettate dai non rari sconfinamenti in territori jazz, dove una tromba sembra non chiedere troppo permesso per intrufolarsi  con piacere tra gli yodel western alla Hank Williams o Patsy Montana, il banjo e le pagliuzze di fieno svolazzanti che ricoprono The Yokel. Nashville meets New Orleans. Anni '30 trasportati al presente.
Guiducci, attivo da una ventina di anni nel circuito blues nazionale, solamente nel 2010 decide di fare il grande salto, reclutando i suoi "guys bifolchi" (Roberto Tatoni al contrabbasso, Piero Supino alla batteria e Stefano Chiappo alla tromba e piano) ed iniziando una intensa attività live convogliata nel disco dal vivo Live At Passerano Blues (2010) e sopratutto nella scrittura di questi nove pezzi che vanno a coronare un sogno e ad esorcizzare un periodo non troppo felice di vita. "Questo album è fondamentalmente frutto di una crisi interiore...capita a molti, in determinati momenti della propria vita, di sentirsi inadeguati, imprigionati, impauriti e di faticare a trovare una propria via d'uscita". Racconta nel suo sito, presentando il disco.
Ballate Folk/blues acustiche, minimali e dirette (Heart Blues, White Bearded GuyThe Blue Bag), country songs sbilenche (Old Tiger con la chitarra resofonica di Dario Lombardo), stomp blues come Plenty Of Time con l'armonica di Andrea Scagliarini, uno dei pochi episodi elettrici del disco insieme alla piacevolissima The Black Spider-tra le migliori canzoni- sorretta dalla epicità di una chitarra knopfleriana; ancora la tromba di Stefano Chiappo nell'ode alla musica- come via salvifica-cantata in Music, la finale I'd Like To Be dove la tradizione delle valli occitane piemontesi incarnata dalla musette suonata dall'ospite Simone Lombardo sembra stringere un patto con l' amata Irlanda ed il cuore pulsante della sua musica tradizionale.
Tutti pezzi scarni, semplici, diretti, caldi e poco lavorati che emanano antichi sapori, odoranti di legno tarlato pregno di fumo e imbevuto di acquavite d'annata.
Un disco che viaggia tranquillo nella placida profondità della mente che non si serve dei colpi ad effetto per emergere, ma si nutre, facendosele bastare, di emozioni riacciuffate in tempo per essere raccontate (Plenty Of Time) e devota passione per suoni datati, rootsy anche provenienti da molto lontano nel tempo (e geograficamente) ma universali e mai passati di moda.




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