domenica 21 maggio 2023

RECENSIONE: GRAHAM NASH (Now)

GRAHAM NASH  Now (BMG, 2023)


vivete! Ora!

Leggendo l'autobiografia Wild Tales di Graham Nash uscita qualche anno fa, due personaggi, musicisti e amici occupano tante pagine: uno è David Crosby naturalmente, l'altro è Allan Clarke, primo compagno di banco alla Ordsall Board Secondary Modern a Manchester, primo amico di  ascolti musicali, primo compagno di band negli Hollies. "Un giorno, a scuola, la mia vita musicale cambiò per sempre" scrive Nash. La musica la scoprirono insieme, in diretta, giorno dopo giorno con i dischi di Elvis, Gene Vincent, i Crickets, Everly Brothers, Buddy Holly. Insieme, appena quindicenni, videro pure il primo concerto rock'n'roll, Bill Haley all'Odeon Theatre di Manchester nel Febbraio del 1957. 

E insieme li ritroviamo oggi, in una canzone nel nuovo disco di Graham Nash, uscito a distanza di sette anni dal precedente This Path Tonight che ne sanciva una nuova rinascita dopo la separazione dalla moglie Susan Sennett (38 gli anni di matrimonio) e l'incontro con la nuova e giovane fiamma Amy Grantham. 'Buddy's Back' ritorna indietro ai tempi delle prime scoperte musicali nel testo e guarda agli Hollies nella musica. E la collaborazione tra i due è proseguita nel nuovo album solista di Clarke (I'll Never Forget) dove Nash ha lasciato la sua impronta in molti brani.

"Siamo amici da quando avevamo 6 anni. Allan ha perso la voce e dopo un po' ha dovuto lasciare gli Hollies. L'ha recuperato e mi ha chiamato un giorno di recente e ha detto: 'ho trovato la mia voce. Voglio fare questo disco da solista' "  e l'hanno fatto.

È un bel disco Now. Un concentrato di carriera tra passato e presente,  privato e pubblico, di ballate e qualche scatto rock. Nash ha tagliato il traguardo degli 81 anni ma mantiene l'aria giovanile e lo sguardo disincantato ma sempre maturo che negli anni d'oro gli hanno permesso di fare da collante tra le varie personalità degli artisti con i quali ha condiviso tempo, musica, sogni e utopie. Su 'I Watched It All Come Down', composizione segnata dalla presenza degli archi, pare guardare proprio agli anni trascorsi con David Crosby, Stephen Stills e Neil Young.

"Credo sia l'album più personale mai realizzato prima d'ora. A questo punto della mia vita, ho qualcosa da dire" ha lasciato detto presentando il disco. E gli si può credere ascoltando canzoni come la confessionale 'Right Now' che apre il disco ("sto vivendo la mia vita, ora" canta), o l'amore cantato in 'Love Of Mine', delicato canto per armonica e Wurlitzer suonato dal fidato Todd Caldwell anche co produttore del disco insieme a Nash, 'In A Dream' composizione arrangiata per archi, 'It Feels Like Home' ballata chitarra e armonica che inevitabilmente rimanda a 'Our House', nella delicata 'Follow Your Heart' e in 'When It Comes To You'. In 'A Better Life' sembra riprendere un classico tema che non ha mai abbandonato. Che mondo lasceremo alle future generazioni?

Ma se Nash non hai smesso di amare non ha nemmeno mai smesso di lottare, di guardare il mondo che lo circonda, osservarne le stranezze e le incongruenze. Là dove c'erano canzoni come 'Chicago' e 'Military Madness', oggi ci sono canzoni come la graffiante 'Stand Up', un inno di resistenza con le chitarre di Shane Fontayne in bella evidenza, 'Golden Idols' e 'Stars and Stripes', travestita come una carezzevole ballata ma dichiaratamente contro Donald Trump e il suo slogan Maga. 

Ascoltando il disco vengono in superficie numerosi e inevitabili rimandi a dischi come Songs For Beginners e Wild Tales, a volte voluti, anche casuali ma che sembrano, cinquant'anni dopo, confermare quanto Graham Nash non ci abbia mai fregato ma piuttosto insegnato che si può arrivare al punto anche senza alzare mai la voce, facendo buon uso di raffinatezza e gentilezza. "Voleva cambiare il mondo", qualcosa gli è riuscito, qualcosa no e questo disco ne è la testimonianza più diretta. 

Ha vissuto una vita intensa Nash tra musica, arte e fotografia e oggi a 81 anni non sembra aver perso nulla rispetto a quel ragazzo inglese che nel 1966 lasciò i grigi sobborghi di Manchester per volare a L.A. e scrivere un pezzo di storia della musica americana ancora lontana dalla parola "fine". 

Perché  sta vivendo ancora la sua vita, ora! E il monito sembra proprio quello: vivete giorno dopo giorno, anche a 80 anni ci sono cose belle da raccontare.





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