lunedì 13 aprile 2020

RECENSIONE: LORD BUFFALO (Tohu Wa Bohu)

LORD BUFFALO   Tohu Wa Bohu (Blues Funeral Records, 2020)




nubi di ieri sul nostro domani odierno

C'è una coltre di nebbia scura, pesante, spettrale e avvolgente sopra ai paesaggi sonori senza linea all'orizzonte disegnati dai LORD BUFFALO, quartetto di Austin, Texas, che arriva al secondo album senza dare troppi appigli su cui appoggiarsi per descrivere la loro idea di musica. Trame sonore fredde, scheletriche ma ricche di strati, dettagli, a tratti marziali e ripetitive, che fanno immaginare paesaggi desolati dello sperduto Midwest americano ma che con un po' di fantasia si potrebbero applicare sopra ai luoghi di tutto il mondo in questi giorni di lockdown.
Dentro alla loro musica convivono il Gothic folk americano rivisto e modernizzato ('Heart Of The Snake') e il ghigno beffardo del primo Nick Cave con i Bad Seeds. Ci sono i riff pesanti dei Black Sabbath e dei sudditi più moderni a scuotere le fondamenta, c'è un alone di psichedelia che ci soffia sopra. Allora capita di sentirci anche quell' imprevedibilità dissonante del Tom Waits più inquieto ('Tohu Wa Bohu', una frase ebraica trovata nella Genesi per descrivere la terra "senza forma e vuota" prima della creazione della luce) e la profondità fangosa del Mark Lanegan più malato ('Kenosis'). L'epicità cinematografica di un Morricone in acido si dipana in tutta la sua forza nella conclusiva 'Llano Estacado No. 2'. E poi echi di Swans, Wovenhand, Earth, All Them Witches, tanto per dare qualche riferimento in più.
Daniel Pruitt, cantante e chitarrista, sulle cangianti caratteristiche del gruppo dice:"come band, siamo aperti a tutto. Spesso siamo la band rumorosa su un tappeto silenzioso oppure la band più silenziosa su un tappeto pesante, e possiamo fare entrambe le cose".
Le otto tracce aperte sinistramente da 'Raziel' sono una colonna sonora per un film mai scritto ma basato sulla realtà (come si ama dire) dove basso, percussioni, pianoforte, violini, chitarre elettriche e rumore marciano in un gioco di spazi e atmosfere tra allunghi cupi, rallentati e improvvise, fulminee fughe e distorsioni. Neri, atmosferici, ipnotizzanti come nella splendida 'Dog Head'.
I Lord Buffalo sono nati nel 2006 da un primo 'incontro tra Daniel Jesse Pruitt e Garrett Jeffrey Hellman battezzato sotto l'amore per il folk. Solo nel 2012 inizia a prendere forma l'attuale idea di musica che li porterà all'incisione del primo album e a girare in concerto accompagnando per pezzi grossi come Roky Erickson, Bonnie Prince Billy, Dead Meadow, Phosphorescent, e Wovenhand.








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